Tra l’incudine e il martello. La Manovra di ferragosto e le necessità dei Comuni
Che la manovra correttiva di ferragosto, e con essa anche quelle precedenti, fosse necessaria e urgente, ce lo hanno detto chiaramente i nostri interlocutori europei ed ancor di più le recenti speculazioni finanziarie sui titoli di stato italiani. Che la manovra correttiva di ferragosto, unita alle precedenti, sia assolutamente insostenibile per gran parte dei comuni, hanno provato a dirlo i sindaci di tutta Italia nelle manifestazioni di piazza della scorsa settimana.
Su due aspetti bisogna però fare subito chiarezza.
Di sprechi e quindi di possibili risparmi, negli enti locali in genere, credo che ce ne siano stati e che ce ne possano ancora essere. Certo, è un po’ difficile pensare che tutti gli enti locali abbiano ancora spese in eccesso da poter recuperare, in misura percentualmente identica in tutta Italia e qualsiasi sia la dimensione dell’ente (cosa che i tagli lineari lascerebbero pensare).
L’altro aspetto da chiarire è che questa non è e non deve diventare una contrapposizione tra destra e sinistra. Questo è e deve rimanere un confronto tra due istituzioni dello Stato: il governo centrale da una parte e gli enti locali dall’altra. Non a caso sono scesi in piazza anche i sindaci di centro-destra.
Il problema centrale è che i Comuni sono l’ultimo anello della catena: stanno tra l’incudine e il martello.
Subiscono i tagli ai trasferimenti dall’alto (Stato, Regione, Provincia) e debbono garantire servizi, assistenza ed opere pubbliche alla cittadinanza.
Il Comune di Ostra, negli ultimi anni, ha già ridotto le spese correnti in misura consistente.
Il consuntivo 2010 ha evidenziato minori spese per 140 mila euro rispetto al 2009 e per 215 mila euro rispetto al 2008. Una riduzione del 5% della spesa corrente, non imputabile certo solo all’eliminazione di spese non necessarie ma anche all’ottimizzazione della gestione e a qualche rinuncia. Considerando però che le materie prime, i servizi e le tariffe tendono a crescere e non a diminuire, non rimane più molto margine.
Il nostro Comune, inoltre, ha subito pesantemente gli effetti delle regole sul patto di stabilità, riducendo di molto anche l’indebitamento (il residuo debito a fine 2010 era inferiore a quello di fine 2008 dell’11% ed è ben al di sotto delle entrate correnti). Questo porta a pensare che il Comune la sua parte la stia facendo.
Ciò di cui i Comuni, ora, avrebbero davvero bisogno, a mio sommesso parere, è in primo luogo che la riforma del federalismo fiscale, se deve essere fatta, sia fatta contemporaneamente alla riduzione dei trasferimenti (non è possibile tagliare i trasferimenti dal 2011 ed introdurre un’imposta municipale che entrerà a regime fra qualche anno) e che porti ai Comuni entrate grosso modo proporzionate ai tagli (quindi non come la c.d. “cedolare secca” che porterà cifre irrisorie) e che siano effettivamente utilizzabili (quindi non come l’imposta di scopo, utilizzata fin’ora solo dallo 0,2% dei Comuni).
In secondo luogo, il saldo obiettivo ai fini del patto di stabilità, oltre ad essere (finalmente) calcolato sulla media triennale delle spese correnti, dovrebbe essere calcolato con percentuali che tengano conto delle peculiarità degli enti (il 14% può essere anche poco per chi ha rate di mutui molto elevate, mentre può essere insopportabile per quegli enti poco indebitati, con rate di rimborso prestiti contenute).
Infine, il calcolo del saldo obiettivo dovrebbe essere calcolato solo sulla parte corrente del bilancio e non con la competenza mista anche sulla parte in c/capitale del bilancio, al limite inserendo nel calcolo anche gli eventuali mutui contratti nell’anno, con segno negativo.
Quest’ultimo accorgimento, da solo, permetterebbe agli enti locali di riversare nel sistema economico milioni e milioni di euro attualmente fermi nelle tesorerie a fronte di lavori pubblici bloccati, senza aumentare di un solo euro l’indebitamento pubblico.
Di questi argomenti si è già parlato nelle varie sedi (A.N.C.I., Conferenza Stato-Regioni, riviste specializzate), ora però è necessario attuarli senza indugio, poiché la riduzione dei tagli prevista per i prossimi anni dalle varie manovre, unita alle attuali regole sul patto di stabilità, non solo non permetterà agli amministratori pubblici di realizzare gli investimenti programmati, anche quelli più modesti ed essenziali, ma li costringerà a ridurre drasticamente anche i servizi forniti alla cittadinanza, essenziali o meno che siano. E questo sarà davvero difficile da spiegare ai cittadini.
da Luigi Barigelli
Assessore al Bilancio
Comune di Ostra
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