Progetto PercorriMisa
PREMESSA
di
David Fiacchini
I numerosi corsi d’acqua grandi e piccoli che percorrono in lungo ed in largo le terre emerse portando vita, energia e biodiversità ovunque, possono essere considerati in qualche modo come un vero e proprio sistema circolatorio “azzurro” del pianeta, pur essendo ridotto, nella stragrande maggioranza dei casi, sia a livello nazionale che internazionale, ad un malinconico e triste insieme di by-pass, di protesi e di vasi artificiali che ne hanno snaturato l’aspetto originario.
L’acqua è l’elemento fondamentale per la vita sulla Terra e costituisce la principale componente delle cellule di tutti gli organismi viventi, dai più evoluti ai più “primitivi”, arrivando addirittura fino al 99% del peso corporeo in determinate specie marine. Il 97% dell’acqua del nostro pianeta è salata, mentre del restante 3% solamente un terzo è quello che scorre nei fiumi e nel sottosuolo, che si trova nell’atmosfera ed alimenta i laghi e gli stagni. Di questa già di per se piccola percentuale, solo una minima parte è potenzialmente “sfruttabile” come risorsa per le varie forme viventi del pianeta, uomo compreso. L’acqua dolce, dunque, è una risorsa naturale decisamente limitata che va salvaguardata nelle varie fasi del suo ciclo nella biosfera, evitando contaminazioni di falde, inquinamenti di acque superficiali, sprechi inutili ed usi impropri.
Tra i molteplici ambienti che possiamo incontrare facendo una semplice passeggiata in campagna, in collina od in montagna, forse nessuno può rivaleggiare per ricchezza ed interesse naturalistico (biodiversità) proprio con gli ambienti acquatici. Dal punto di vista morfologico, il corso d’acqua è definito dalla forma e dalle dimensioni che assumono i suoi elementi fondamentali: la corrente alveolare, i substrati di fondo e delle sponde. A seconda della portata, della pendenza dell’alveo, della più o meno facile erodibilità dei substrati e di altri fattori fisici, la morfologia di un fiume può diversificarsi in maniera notevole, creando un’infinità di microhabitat che, come logica conseguenza, aumentano la biodiversità complessiva di quel determinato tratto.
Un corso d’acqua, dunque, non è solo un insieme di fattori fisici e chimici: le comunità animali e vegetali tipiche di questi ambienti acquatici formano vere e proprie biocenosi specifiche, legate tra loro da un complesso sistema di relazioni interne. E lo spazio di un organismo all’interno di un qualsiasi ecosistema non comprende, in realtà, solamente gli “spazi fisici” propriamente definiti (ad esempio, come può essere per un invertebrato un ciottolo sul fondo, od una buca a valle di un masso in un torrente montano per una trota), ma anche il complesso di condizioni chimiche, fisiche e biologiche in cui l’organismo può riprodursi. La posizione di una specie all’interno dell’ambiente è così l’espressione di una serie di esigenze chimiche, fisiche, litologiche, biologiche che ne condizionano la sopravvivenza, lo sviluppo, il mantenimento e la riproduzione. In termini più precisi abbiamo definito quello spazio vitale multidimensionale che, in ecologia, si chiama nicchia ecologica di una ben determinata specie.
Il presente progetto nasce dall’esigenza di tornare a (ri)scoprire in modo attivo il fiume, la campagna e la cultura della civiltà contadina, la storia che trasuda dal territorio (“Ostra antica”, in località Muracce di Ostra Vetere; la “casa di terra” situata sempre nel territorio comunale di Ostra Vetere; i ruderi di alcuni Mulini nella campagna senigalliese e nell’entroterra arceviese). Questi i motivi principali che da soli dovrebbero spingere gli Amministratori degli Enti locali a rendere sin da subito attuabili le tracce concrete e le linee di intervento che il progetto di studio “PercorriMisa” propone. L’idea originaria (1999) si fermava ad un piccolo percorso ciclo-pedonale ad anello situato nella media valle del fiume Misa, mentre con la presente proposta ci si allarga fino a ricomprendere tutti i comuni del bacino del Misa.
Le aree interessate dal presente progetto saranno destinate a finalità didattico-educative, naturalistiche, ricreative e turistiche, come espressamente indicato da alcune normative nazionali (si veda il D.L.vo n. 152/99) e regionali.
Forse ad una prima, rapida occhiata il corso del fiume Misa e la campagna circostante possono sembrare – ai più – ambienti “poveri”, privi di quelle peculiarità che devono rendere interessante e significativo un qualsiasi itinerario sul territorio. In realtà la vallata del Misa e quella del suo affluente Nevola mostrano, passo dopo passo, angolo dopo angolo, meandro dopo meandro, secoli di storia, di cultura e di natura.
Come già accennato, l’idea di riscoprire il fiume attraverso interventi di rinaturalizzazione e attraverso la realizzazione di percorsi fruibili dai cittadini nasce principalmente con lo scopo ben preciso di far riavvicinare “grandi e piccini” alla natura, alla storia, all’archeologia, alle tradizioni ed alla cultura rurale, per riappropriarsi di un patrimonio culturale unico, mediato attraverso la conoscenza ed il rispetto della risorsa fiume.
Ovviamente l’attività principale sarà quella didattica-educativa, rivolta principalmente al mondo della Scuola e dell’escursionismo ambientale: già nel senigalliese esistono delle valide iniziative gestite da volontari e da associazioni che “stimolano” il contatto diretto tra scuola e natura. Nel tempo potranno allacciarsi rapporti con agricoltori e contadini del luogo, con visite guidate, feste, incontri ed esperienze, sia per la riscoperta delle varie tradizioni rurali (dalla semina al raccolto, dalla mungitura delle vacche all’utilizzo degli animali e dei mezzi agricoli, ecc.), sia per analizzare i rapidi e, per certi versi, “forzati” cambiamenti che ha subito l’agricoltura nel tempo.
Interessanti anche le attività collegate con l’aspetto più squisitamente “linguistico”, come lo studio e la ricerca sulle inflessioni dialettali locali, in via di scomparsa anch’essi e, quindi, meritevoli di conservazione perché splendidi testimoni di epoche oramai passate ma ancora “vive” nella memoria. Senza pensare, peraltro, alle possibili attività legate alla valorizzazione di “Ostra antica”, al cui sviluppo occorrerebbe dedicare un capitolo a parte.
In questa ottica di “riavvicinamento” tra il cittadino – sempre più rinchiuso nel suo bozzolo fatto di cemento, multimedialità, consumismo e frenesia – e l’ambiente che lo circonda, il fine comune da perseguire è quello di arrivare a far conoscere ed a far sperimentare i principi fondamentali della tutela e della conservazione della natura. D’altra parte è risaputo che una buona base di conoscenza delle problematiche ambientali e sociali (fase di sensibilizzazione) porta, nel tempo, ad una maggiore consapevolezza (fase di interiorizzazione) nell’opinione pubblica, fino ad arrivare ad un coinvolgimento diretto dei cittadini attraverso escursioni, attività sul campo, incontri pubblici ed altre esperienze volte alla valorizzazione ed alla riscoperta delle risorse naturali. E così, un domani, anche spiegare – ad esempio – il perché dell’importanza della pianta dell’ortica nel delicato sistema di equilibri ecologici evolutisi nel corso di milioni di anni, risulterà certamente molto più facile, perché concretamente inserito in un insieme di conoscenze oramai già acquisite, mentre oggi non verrebbe ancora ben compreso
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Valmisa.com e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!