Corinaldo, un ricordo di Attilio Bacchiocchi
Quando alcuni anni fa, insieme ad Agnese Samory, sono andato a fare visita ad Attilio Bacchiocchi – scomparso alcuni giorni fa – per un progetto sulla valorizzazione della memoria storica locale, sono rimasto subito colpito dalla sua voglia di raccontare, dal piacere che ricavava nel raccontare storie. “Io ti potrei raccontare tante cose, cominciando da quando ero bambino…“. Così è iniziata una chiacchierata di un’ora, che è sembrata di cinque minuti…
Le sue frasi erano semplici, chiare, lineari: “Sono partito a 21 anni, nel 1938, sono tornato nel 1945, ho trascorso in guerra i migliori anni della mia vita… I più belli“.
Apparentemente non dice nulla, ma questa frase ci comunica forse una verità profonda della guerra. La guerra deruba il tempo. Ma il tempo non è forse uno dei beni più preziosi che abbiamo? A qualcuno la guerra ha portato via gli anni più belli, a chi non ha fatto ritorno la guerra ha rubato tutto il futuro.
Il ritorno a Corinaldo ha coinciso con un’altra guerra, più silenziosa, che Attilio ha combattuto contro la malattia che la guerra gli ha lasciato, ma anche contro le difficoltà di ricominciare a vivere in un paese povero. Una guerra combattuta e vinta con il suo bonario sorriso, che addolcisce quei lineamenti forse un po’ rudi, tipici degli uomini di quella generazione, degli uomini che hanno sofferto. Ma la migliore “cura” per lui forse non sono state le medicine, ma proprio il ritorno a Corinaldo, in mezzo alle sue campagne, immerso nei colori delle colline.
di Massimo Bellucci
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