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Un convegno per il millennio dell’Abbazia S.Elena

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abbazia sant elenaConcluso il 13 maggio il convegno “Regole e riti del regime alimentare dei monaci” promosso per valorizzare il Millennio dell’Abbazia S. Elena di Serra San Quirico: il coordinatore Giorgio Paraventi, Rodolfo Santilocchi, Aureliano Amati, Enzo Polidori, Oscar Schiavon, Araldo Ponzetti, Claudio Potentini e Otello Renzi, hanno dimostrato che il messaggio dei monaci di S.Elena sia pienamente recepito anche oggi. Dal passato al presente sono state infatti ripercorse le vicissitudini storico-agricole dell’importante abbazia.
Tra le selve boscose e gli acquitrini, formatesi nelle anse del fiume Esino, erano strappate, con gran fatica, le terre necessarie per le coltivazioni di farro, piselli e fave.

La vite, sorretta da canne o da pali (in alcuni casi dall’acero), assicurava la possibilità di produrre vino. I monaci, coadiuvati dai patrones (veri e propri antesignani dei futuri mezzadri), presiedevano alla conduzione dei poderi secondo le regole agronomiche impartite da Carlo Magno (che a sua volta faceva espressamente riferimento a quelle classiche dei Romani). Il regime alimentare dei monaci, così come quello della popolazione circostante al monastero, era piuttosto spartano. Secondo la regola di S.Benedetto, la dose giornaliera del vino non doveva superare l’emina (tre quarti circa). La preziosa bevanda andava vista, oltre che come integrazione degli alimenti, come fonte di protezione nei confronti del freddo rigido. I monaci, inoltre, badarono a designare gli appezzamenti di terra con nomi che, ancora oggi, identificano le eccellenze del Verdicchio dei Castelli di Jesi D.O.C. Il termine Verdichio, fu, per la prima volta, utilizzato intorno al 1290.
Tale aggettivo coniò, un docente dell’Università di Padova (Maestro Morando). Oggi, in cui l’assunzione del vino corrisponde unicamente ad un’esigenza edonistica, l’immagine, soprattutto storica, riveste un’enorme importanza, soprattutto in un’era globalizzata come la nostra. La moderna tecnologia, permettendoci un’azione meccanica più delicata per l’estrazione del mosto d’uva o dell’olio d’oliva, ci assicura una purezza, forse sconosciuta anticamente.
Le ricerche genetiche (varie cultivar di vite e d’ulivo), mentre da una parte migliorano le caratteristiche qualitative dei vari cloni, dall’altra ci permettono di ridare vita a varietà autoctone, costrette all’abbandono con il passare degli anni. Istituzioni ed Associazioni, fattivamente collaborano con i produttori, per salvaguardare le tradizioni ed ampliare i pregi qualitativi a del vino, dell’olio, dei salumi e dei formaggi, sempre pronti a confrontarsi con un mercato sempre più esigente e preparato. Dopo il convegno il buffet, allestito nello spettacolare chiostro della chiesa di S. Lucia, abbinato agli eleganti vini offerti dall’ASSIVIP di Moie ha concluso la giornata di studi. Prossimo appuntamento con la storia e l’architettura dell’abbazia il 27 maggio sempre all’Auditorium di S. Maria del Mercato di Serra S. Quirico ( info: 0731 85017).

Redazione Valmisa
Pubblicato Venerdì 19 maggio, 2006 
alle ore 12:52
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