Al via a Ripe i “Sepolcri”, tradizione di lungo corso
I semi di veccia, grano, cece, favino, cicerchia vengono piantati in un vaso agli inizi della Quaresima. Poi vengono fatti crescere al buio, in modo tale che assumano coloriture chiare, forme inusuali che tendono in senso orizzontale, irregolare, appunto per l’assenza di luce. Il giorno del Giovedì Santo le piante così cresciute, con queste singolari conformazioni, vanno ad ornare gli altari delle chiese dove è custodita l’Eucarestia, detti impropriamente “Sepolcri”.
Ma è proprio così che sono conosciuti, o meglio, che erano conosciuti fino ad alcuni decenni fa.
Le persone più attempate, soprattutto se abitavano nelle campagne, ricordano questa tradizione, ricordano le lunghe camminate a piedi per visitare i “Sepolcri” in diverse chiese. Era uno dei più importanti appuntamenti dell’anno.
Tra i contadini che coltivavano le pianticelle con questa peculiare modalità c’era una sorta di gara a chi le realizzava più belle, cosa che richiedeva una certa perizia in quanto venivano coltivate in condizioni innaturali.
E’ una tradizione in parte andata perduta, ma in parte ancora presente in alcune zone.
A Ripe quest’anno, grazie al progetto “Generazioni Storie Orizzonti”, attivo da 2006, che ha come finalità il dialogo tra generazioni e la valorizzazione della memoria della comunità locale, è in atto una valorizzazione di questa tradizione, con l’intento di farla conoscere soprattutto alle giovani generazioni.
Grazie alla collaborazione di numerosi volontari, giovani e anziani, queste fasi sono stare ripercorse, registrate, saranno oggetto di un breve documentario e di apposite pagine on line. Per alcune anticipazioni dell’iniziativa si può visitare il sito www.genest.it.
L’iniziativa è stata possibile grazie alla collaborazione della Parrocchia San Pellegrino di Ripe, dove questa tradizione, come anche in altre parti del nostro territorio, non si è mai estinta.
“Il nome Sepolcro si attribuiva a quella cappella che si allestisce il giovedì santo per custodire l’Eucarestia – afferma il parroco di Ripe e Castel Colonna don Emanuele Lauretani – il giovedì santo si fa memoria dell’istituzione dell’Eucarestia, mentre il Venerdì Santo viene spogliata la chiesa: si toglie la tovaglia dall’altare, si tolgono i candelieri, i fiori, rimane solo questa cappellina, che veniva chiamata appunto Sepolcro“.
Altri aspetti di questa periodo sono le “campane legate”: il Venerdì Santo, proprio perché le campane restano silenziose, le funzioni venivano annunciate per le vie del paese da ragazzi che percuotevano bizzarri strumenti musicali, detti battistrangole: schegge di una società che sembra lontanissima, ma che invece sono vicine nel tempo.
“Come amministrazione siamo contenti di questa iniziativa legata alla valorizzazione delle tradizioni – afferma il sindaco Faustino Conigli – una iniziativa che non è nuova, ma che fa seguito al pluriennale lavoro di valorizzazione della memoria delle nostre comunità.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile l’iniziativa, il parroco don Emanuele Lauretani, il coordinatore del centro giovanile Massimo Bellucci, tutti coloro che hanno collaborato: Erica Bizzarri, Elena Morbidelli, Luca Barchiesi, Gloria Mazzarini, Alessandro Moscatelli, Albina Belogi e la sua famiglia, la piccola Zoe Pierantognetti, Gabriele Ciceroni, Rosa Campolucci, Maria Ferretti, Lorena Pellegrini“.
L’iniziativa si concluderà nei prossimi mesi, con la presentazione pubblica del documentario che riassume questo nuovo capitolo del percorso.
dal Comune di Ripe
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