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Chi era Michele Scarponi: indimenticato campione marchigiano di ciclismo

Eccelso scalatore, ha lasciato un segno indelebile nella storia del ciclismo italiano

Michele Scarponi

Il volo dell’Aquila di Filottrano si è interrotto ormai 7 anni fa, ma nel mondo dello sport nessuno ha dimenticato le grandi gesta di Michele Scarponi, eccelso scalatore che ha lasciato un segno indelebile nella storia del ciclismo italiano.

La sua carriera è stata caratterizzata infatti da grandi successi contornati da una personalità solare e generosa che lo ha reso amato da tutti, anche dopo la triste scomparsa dovuta ad un incidente stradale nel 2017. Nato a Jesi il 25 settembre 1979, Scarponi si avvicinò al ciclismo fin da bambino: aveva ricevuto infatti la sua prima bicicletta, una Bianchi, dai suoi stessi genitori in occasione della prima comunione. A 8 anni si iscrisse alla squadra Pieralisi di Jesi e ancora minorenne ottenne il suo primo grande successo: la vittoria del campionato italiano Juniores.

Il successo gli aprì rapidamente le porte della nazionale azzurra e gli permise di passare tra i dilettanti in provincia di Treviso. Nel 2001 Scarponi si classificò ottavo nella gara a cronometro del campionato del mondo su strada di Lisbona, primo tra gli italiani. Nell’anno successivo il ciclista debuttò tra i professionisti con la Acqua&Sapone-Cantina Tollo, la formazione di Mario Cipollini, ottenendo subito una vittoria di tappa nella Settimana Ciclistica Lombarda. Scarponi si mise poi in luce nelle classiche primaverili, ottenendo vari piazzamenti di prestigio. Nel 2004 conquistò la Settimana Ciclistica Lombarda e la storica Corsa della Pace, primo italiano a riuscirci. Nel 2005 si trasferì dunque in Spagna alla Liberty Seguros-Würth, dove ottenne un buon piazzamento alla Vuelta a España.

Nel 2007, però, la sua carriera subì una brusca interruzione. Il ciclista fu coinvolto infatti nell’inchiesta doping della cosiddetta Operacion Puerto. Dopo aver ammesso legami con il medico Eufemiano Fuentes Scarponi fu squalificato per 18 mesi, ma una volta rientrato in pista tornò a correre tranquillamente con la Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli. Nel 2009 vinse così la Tirreno-Adriatico e 2 tappe al Giro d’Italia, mentre nel 2010 si aggiudicò una tappa alla Tirreno-Adriatico, il prologo e la classifica generale della Settimana Ciclistica Lombarda e una tappa al Giro d’Italia, concludendo la corsa al quarto posto. Nello stesso anno si classificò secondo al Giro di Lombardia.

Nel 2011 Scarponi passò alla Lampre-ISD. In quella stagione prese parte al Giro d’Italia, chiudendo in seconda posizione dietro Alberto Contador. Dopo la squalifica dello spagnolo per doping, però, Scarponi ottenne la vittoria della Corsa Rosa a tavolino: un esito che nemmeno gli addetti ai lavori o le scommesse sul Giro d’Italia sarebbero stati capaci di prevedere. Negli anni successivi Scarponi continuò comunque a correre ad alti livelli e nel 2014 si trasferì all’Astana, la squadra di Vincenzo Nibali, iniziando così una proficua collaborazione con lo “Squalo” e contribuendo ai suoi successi al Tour de France 2014 e al Giro d’Italia 2016. In particolare, il suo apporto fu fondamentale nella decisiva penultima tappa del Giro 2016. Scarponi, in fuga con un ampio vantaggio, si fermò ad aspettare Nibali, consentendogli di recuperare lo svantaggio in classifica generale e di vincere la corsa.

L’Aquila di Filottrano era pronta a tornare protagonista al Giro d’Italia del 2017 come capitano dell’Astana, a causa dell’infortunio di Fabio Aru. Purtroppo, il destino gli riservò invece un tragico epilogo. Era il 22 aprile quando Scarponi si stava allenando per le strade di Filottrano, prima di essere investito da un furgone che lo uccise sul colpo. Il ciclista aveva solo 37 anni e la sua scomparsa lasciò un vuoto immenso nel mondo del ciclismo e dello sport. Anche se il suo periodo d’oro non fu particolarmente duraturo, Michele Scarponi è stato un grande campione, ma viene ricordato anche come un grande uomo. Sempre sorridente e disponibile, era amato da tutti per la sua generosità e la sua lealtà, tanto che proprio a Filottrano prese vita nel giro di pochi mesi una fondazione a lui intitolata per la sicurezza sulle strade.

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