Assolto dopo 5 anni il proprietario dell’arma trafugata a Ostra da ladri acrobati
Sposata dal giudice monocratico la linea dell'avvocato difensore, Roberto Paradisi: "Era necessaria una risposta di giustizia piena"
Il privato cittadino che detiene legittimamente una pistola deve ben custodirla usando l’ordinaria diligenza non rispondendo del reato di omessa custodia di armi laddove dimostri di aver adottato le cautele che possono esigersi da una persona di normale prudenza.
Sulla base di tali principi, un ex imprenditore di Ostra, dopo aver subito un procedimento penale di oltre 5 anni, è stato assolto dal Giudice del Tribunale monocratico penale di Ancona con la formula più ampia.
I fatti risalgono al 2017 quando nell’appartamento dell’ex imprenditore (oggi pensionato) dei ladri acrobati avevano scalato per oltre 7 metri una grondaia della palazzina ed avevano forzato una finestra. Trovate le chiavi della camera in cui erano custodite monete di valore e l’arma regolarmente detenuta, i ladri avevano trafugato tutto, pistola compresa, dandosi poi alla fuga. Una volta denunciato il furto, l’ex imprenditore si era visto denunciare a piede libero per non aver custodito l’arma con la dovuta diligenza.
Di parere opposto l’Avv. Roberto Paradisi, difensore dell’ex imprenditore, che ha rivendicato la legittimità della condotta del cittadino ostrense. Secondo la linea difensiva, aver dotato la palazzina di un allarme volumetrico (al momento del furto in pieno giorno non in funzione), aver chiuso a chiave la stanza e aver nascosto la chiave stessa in altro locale sarebbero stati accorgimenti più che idonei a superare la soglia della “ordinaria diligenza” senza poter rientrare in un criterio di “prevedibilità” l’acrobazia di ladri funamboli che sono riusciti ad elidere ogni prudente accorgimento. Linea difensiva condivisa dal Giudice monocratico che ha assolto l’ex imprenditore perché il fatto non sussiste.
“Nonostante fossero maturati i termini della prescrizione – ha dichiarato l’Avvocato Roberto Paradisi – abbiamo chiesto in prima battuta la declaratoria di non punibilità perché dopo 5 anni in cui un cittadino perbene ha dovuto subire un lungo procedimento sulla propria pelle dopo essere stato vittima (lui!) di un reato odioso, era necessaria e doverosa una risposta di giustizia piena“.
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