Da Arcevia alle porte di Roma, un ponte della memoria
Il Sindaco Bomprezzi alla commemorazione dei fondatori di Castelverde e Villaggio Prenestino, quartieri “marchigiani” della Capitale
“Conservare la memoria è fondamentale per avere un futuro, e il fatto che voi abbiate lasciato un segno evidente di chi con tanto sudore, è venuto dalle Marche senza niente, e con grande fatica ha creato un’altra realtà, è un fatto eccezionale”.
Così il Sindaco di Arcevia, Andrea Bomprezzi, intervenendo domenica 8 luglio all’inaugurazione della targa commemorativa dei fondatori di Castelverde e Villaggio Prenestino, frazioni del comune di Roma posti alla periferia est della città, realizzate nel 1950 da contadini marchigiani provenienti da Arcevia e comuni limitrofi.
Il primo cittadino è stato invitato allo svelamento di due targhe in bronzo che riportano i nomi, i cognomi, la data di nascita, il comune e la provincia di provenienza dei 102 soci della cooperativa S.A.C.C.Di. – Società Anonima Cooperativa Coltivatori Diretti – che a partire dal 1950, hanno posto le radici per la nascita dei due quartieri. L’iniziativa ha voluto rendere omaggio agli oltre cento contadini marchigiani che nel secondo dopoguerra si trasferirono alle porte di Roma provenienti in larga parte da Arcevia e dai comuni limitrofi.
Abbandonando le terre di origine e il lavoro a mezzadria, partirono con un sogno: poter lavorare la terra in proprio. Fu così che nel luglio 1950 partirono per Roma, dove si era da poco costituita la S.A.C.C.Di, la quale con il contributo della legge sulla piccola proprietà contadina, acquistò con un grosso latifondo appartenente al duca Grazioli, terre abbandonate da tempo, oramai ridotte a una distesa di pietre e cardi.
Con un’ovile di pecore come casa, queste famiglie condivisero la fame, il freddo, la miseria, il lavoro, ma anche la gioia e la speranza per
un futuro migliore. A poco a poco, lavorando duro, furono creare due borgate, Ovile – oggi Villaggio Prenestino – e Castellaccio – oggi Castelverde. Nel giro di qualche anno, quelle che erano terre incolte si trasformarono in un vero e proprio giardino, con campi, orti,
coltivazioni di ogni genere. Quella terra secca e sterposa, si era trasformata in una terra ricca e generosa.
Un legame, quello che con le terre di origine, che è rimasto sempre vivo nelle comunità di Castelverde e Villaggio Prenestino. Già nel
2012 era stato inaugurato un monumento ai fondatori, raffigurante un contadino e una contadina che guardano al domani e sono rivolti,
simbolicamente, verso l’ovile, il capannone che per i primi anni è stato la casa comune dei pionieri marchigiani e delle loro famiglie.
“Si stanno perdendo le memorie perché purtroppo sono pochi i testimoni di quell’epoca – ha detto il sindaco nel suo intervento – ma aver lasciato un monumento è importantissimo; e il fatto che un’istituzione di uno dei comuni, come quello di Arcevia, che ha dato di più come persone, sia qui in questa occasione, mi inorgoglisce e mi emoziona fortemente”.
“Arcevia ha subito uno spopolamento enorme in quegli anni – ha proseguito il primo cittadino – il dopoguerra, poi l’industrializzazione che è arrivata negli anni ’50, e la chiusura della miniera di Cabernardi: questi tre fattori hanno fatto sì che tra gli anni ’50 e ’60 Arcevia ha dimezzato la propria popolazione. Con un territorio enorme e bellissimo, ma depauperato della popolazione. Pensate che oggi Arcevia conta 4.500 abitanti, quando voi siete partiti erano 13.000. Questo è stato un problema per noi. Voi avete portato le vostre risorse, la vostra intelligenza qui, in questo territorio, avete creato un’altra realtà. Per noi è stata una mancanza forte, perché avete dimostrato qui che potevate fare molto nel nostro territorio, ma non avevate le condizioni per farlo. Oggi paradossalmente stiamo tornando a quei concetti, i nostri territori stanno tornando all’agricoltura, in modo nuovo: agricoltura biologica, agricoltura sociale, il turismo ricettivo in chiave ambientale e agricola, abbiamo 60 strutture ricettive nel territorio comunale, cioè sta rinascendo una nuova forma di agricoltura che speriamo possa permettere ai giovani di investire sul nostro territorio. E’ bellissimo vedere ragazzi che si sono formati fuori dalla nostra realtà che tornano per investire sul nostro territorio, fanno oleifici, o si attrezzano per tornare a vivere da noi”.
“Rivedere persone che sono partite dal nostro territorio – ha concluso il sindaco – rivederle che hanno fatto tanto qua è emozionante. Vi dico solo, non perdete i legami con il nostro territorio, quando vedono come siete legati al nostro territorio mi emoziono perché tutto questo non è scontato. Io vi dico vi aspettiamo a braccia aperte, chiunque voglia ritornare nel nostro territorio ce lo faccia sapere, perché il legame lo dobbiamo mantenere forte. Ci date la forza per continuare nel nostro territorio. Voi paradossalmente avete creato qui qualcosa di più forte di quello che eravamo noi a quel tempo, avete fatto una roba grandiosa. Noi abbiamo bisogno per andare avanti anche della vostra esperienza, della vostra forza che avete dimostrato qui oggi”.
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