Serra de’ Conti pensa al rilancio del centro storico: “Le attività, meglio se specializzate”
Allo studio nuovo Piano Regolatore per il paese: ridurre consumo di suolo e utilizzare edifici esistenti, anche tramite incentivi
In larga parte dei comuni italiani, i centri storici soffrono diversi problemi che portano alla riduzione delle famiglie residenti, delle attività commerciali e professionali.
Quindi un problema diffuso che angustia gli amministratori ad ogni latitudine e riguarda gli spazi e i parcheggi, la maggiore facilità a reperire nuovi alloggi nei quartieri esterni, le normative che hanno indotto a spostare le scuole, i centri direzionali e talvolta le sedi istituzionali, in aree lontane dai nuclei storici. Cioè orientamenti e scelte che non è facile invertire perché incidono sul medio-lungo periodo. Ma allora che fare?
Non crediamo che ci siano risposte semplici. Si possono però indicare degli orientamenti, suggerire delle riflessioni alle comunità amministrate, assumere delle decisioni politiche, dialogare con gli operatori economici. Facciamo alcuni esempi.
Il nuovo Piano Regolatore di Serra de’ Conti, cui stanno lavorando da tempo gli uffici comunali, come già illustrato ai gruppi consiliari, prevede una rilevante diminuzione delle aree edificabili esterne ai nuclei abitati attuali, al fine di ridurre l’uso del suolo e favorire un maggiore utilizzo dell’edificato esistente. E’ inoltre allo studio un sistema di incentivi volto a riqualificare il tessuto abitativo nel centro storico.
Quanto ai negozi e attività commerciali, anche attraverso il confronto con le associazioni di categoria, nei centri storici appare auspicabile un chiaro orientamento verso una specializzazione o caratterizzazione specifica dell’offerta. Ad esempio può avere successo una norcineria, una sartoria su misura o un’enoteca che oltre al prodotto offrono un servizio alla clientela, occasioni di assaggio dei prodotti, una filiera produttiva locale e verificabile, una rete di consegne a domicilio: in definitiva, dei vantaggi concreti orientati al cliente finale e non facilmente replicabili perché basati sulla qualità del prodotto e/o del servizio.
Queste riflessioni non sono certamente una novità assoluta, occorre tuttavia che maturino in termini di consapevolezza diffusa, di coscienza collettiva, sia da parte degli operatori economici che dei consumatori. Non si tratta di fare concorrenza diretta alla grande distribuzione, che risponde ad altre logiche, si tratta piuttosto di valorizzare le produzioni locali, come molti operatori già fanno, di guardare con più attenzione ai produttori e alle professionalità del territorio e anche di rafforzare il tessuto economico della nostra comunità, sia come cittadini che come istituzioni.
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