Italia Nostra: riqualificare l’ex monastero di San Carlo a Serra de’ Conti
Il centro storico di Serra de’ Conti, grazie ad un lungo processo di riqualificazione, appare oggi uno dei meglio conservati e più caratteristici della regione. Resta solo incompiuto il recupero il piazzale dell’antico “Girone” (piazza 4 novembre), su cui si affaccia il chiostro del grosso complesso ex monastico di San Carlo, posto all’estremità settentrionale della cinta murata.
Su questo lato due secoli fa il monumentale edificio faceva corpo unico con le mura e il cassero della cinta murata. Oggi, demolite via via la torre medievale e le mura, a testimoniare l’antico assetto urbano resta soprattutto il piccolo chiostro seminterrato sovrastato dalla torre campanaria, poco visibile però perché chiuso da un altro muro e molto degradato, da quando negli anni ‘30 del secolo scorso l’edificio monastico fu privatizzato e parcellizzato per fini residenziali.
Il chiostro rappresenta tuttavia ancora una interessante testimonianza di architettura monastica seicentesca: conserva su due lati gli archi del loggiato, divisi da lesene con cornici, che si alzano fino al primo piano, anche se interrotte da un ballatoio. Resta la pavimentazione in cotto e su un lato si apre una porticina che dà accesso ad un locale destinato in origine ad una cappellina, come rivela ancora la sua architettura, e che meriterebbe una utilizzazione migliore. Il recupero di questo luogo contribuirebbe alla riqualificazione della piazza antistante, oggi ridotta a parcheggio, ma fino agli anni ’60 utilizzata come spazio di quartiere soprattutto per i giochi dei ragazzi, quando il centro storico era più abitato e le famiglie più numerose.
Un restauro progressivo di tutti i paramenti di questa parte del complesso monastico e l’apertura di una veduta sul chiostro offrirebbe un’immagine ben diversa dello piazza e migliorerebbe la sua utilizzazione per manifestazioni e tante volte è stato auspicato un progetto unitario di recupero, ma non si è andati oltre a qualche restauro privato e a quello pubblico della torre campanaria. Forse qualche cosa si potrebbe fare con un ruolo più attivo dell’amministrazione, ad esempio cogliendo intanto l’occasione di alcuni lavori in corso per far abbattere qualche superfetazione. Potrebbe essere l’inizio di un processo virtuoso, anche perché non manca la disponibilità a collaborare da parte di alcuni privati.
La soluzione definitiva però può venire solo da un progetto di ampio respiro in grado finanziare l’operazione con i fondi europei, un progetto di pubblica utilità che renda fruibile lo spazio all’intera collettività: ad esempio trasformandolo in un teatro all’aperto, che si potrebbe realizzare sfruttando per le gradinate il dislivello fra la piazza e il chiostro e utilizzando per fondale il paramento restaurato dell’edificio che si affaccia sul chiostro stesso.
da Virginio Villani,
per Italia Nostra Senigallia
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