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Un comitato ad Arcevia per la salvaguardia del cassero medievale

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Un'immagine del cassero medievale ubicato nella parte più elevata del centro montano di ArceviaFra le tante testimonianze di arte e storia che può vantare Arcevia ve n’è una di cui restano poche vestigia, ma non per questo di minore importanza e valenza storica. Si tratta del sito del cassero medievale ubicato nella parte più elevata del centro montano, oggi occupata dai Giardini Leopardi.



Qui agli inizi del ‘200 è testimoniata l’esistenza un insediamento fortificato menzionato nei documenti con la denominazione di Torre Rotta (Turris Rupta): un insediamento antico, ma in via di abbandono per effetto della progressiva polarizzazione dell’abitato attorno all’altro nucleo fortificato ubicato sul lato opposto dell’altura e destinato a divenire sede comunale con il nome di Rocca Contrada (l’odierna Arcevia).

Poi per quasi un secolo sul luogo dell’antica Torre Rotta sopravvive solo la chiesa di S. Giacomo, finché agli inizi del ‘300 vi viene riedificata una prima rocca a presidio dell’abitato al fine di contenere le lotte di fazione. Ma anche questa nuova costruzione ha poca fortuna, perché da lì a poco viene demolita dagli stessi abitanti per evitare che cada nelle mani di una delle fazioni in lotta.

Fra il 1332 e il 1334 però Alberghetto Chiavelli di Fabriano, allora signore della terra, ritiene nuovamente utile disporre di uno strumento di controllo militare del castello e impone al comune la costruzione di un nuovo cassero con la giustificazione della tutela della pace interna.
Dopo la cacciata di Alberghetto nel 1338 del cassero si perde notizia fino al 1360, quando il legato papale card. Albornoz fa ricostruire o ristrutturare quello che resta del manufatto in forma più ampia e compiuta e lo munisce di un presidio stabile a garanzia della libertà comunale e della fedeltà alla Chiesa. Il cassero resta in funzione come fortificazione militare fino alla seconda metà del ‘500, quando cessa definitivamente di essere utilizzato e contestualmente scompare dagli atti comunali.
Inizia così la lunga decadenza che dura fino alla fine dell’Ottocento e forse oltre, quando gli ultimi ruderi vengono definitivamente demoliti.

Oggirestano solo muri di fondazione e qualche sostruzione, ultime testimonianze di una storia secolare, che rischiano però di scomparire definitivamente se non si interviene con sollecitudine. Il luogo riveste anche grande interesse archeologico per la stratificazione delle varie fasi edificatorie succedutesi dal XII al XIV secolo e perciò, oltre ad essere salvaguardato, merita di essere fatto oggetto di indagine archeologica.

A questo scopo un gruppo di volonterosi cittadini arceviesi si è costituito da tempo in Comitato al fine di adoperarsi per la salvaguardia del luogo e promuoverne una migliore conoscenza. Il primo passo è stato quello di investire del problema l’Amministrazione Comunale e perciò si sollecita di nuovo l’avvio di questa proficua collaborazione con i cittadini ai quali, in ultima analisi, è affidata l’opera di salvaguardia e valorizzazione dei luoghi della memoria storica, che ad Arcevia sono molti.


dal Comitato per la salvaguardia e la valorizzazione dell’antico cassero di Rocca Contrada

Redazione Valmisa
Pubblicato Lunedì 23 marzo, 2015 
alle ore 18:01
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