Gestione dei colombi urbani, resoconto del convegno tenuto a Corinaldo
Decine di persone hanno partecipato all’incontro promosso dall’Amministrazione Comunale venerdì 30 Novembre sul tema “Gestione delle popolazioni di colombi urbani”.
Di primo acchito quello della gestione dei colombi urbani sembrerebbe un problema secondario, ma la conferenza
andata in scena venerdì 30 novembre all’interno del Comune di Corinaldo, e a cui hanno preso parte molti cittadini interessati e importanti personalità del mondo veterinario, ha evidenziato come tale argomento sia invece da non prendere sotto gamba.
Dopo i consueti saluti del sindaco Matteo Principi, che ha subito introdotto il sovraffollamento dei colombi e i relativi grattacapi che comporta, è toccato all’assessore competente Vinicio Franceschetti entrare nel dettaglio.
“Il fenomeno del sovraffollamento– ha precisato l’assessore – vanta origini antichissime, si stima infatti che si sia originato durante il periodo neolitico, in concomitanza col passaggio dalla vita nomade a quella agricola.
Successivamente, a causa delle ulteriori modifiche dello stile di vita dell’uomo, i piccioni si sono trovati di fronte a due condizioni di vita e, dovendo scegliere, hanno optato per quella urbana.
Non sono pochi, infatti, i vantaggi che ne derivano: maggiore facilità di reperire il cibo (rimasugli presenti in quantità più consistente, persone che ne mettono a loro disposizione), più sicurezza nel costruire i propri nidi, sia per la presenza di anfratti o buchi ad hoc (ad esempio nelle mura di cinta o nelle sporgenze dei cornicioni), sia per l’assenza di predatori“.
Franceschetti si è soffermato sulle peculiarità della nidificazione: la femmina depone 2 uova ciclicamente più
volte all’anno, covandole per tre settimane; i nidi vengono costruiti in maniera sommaria da esponenti di
entrambi i sessi; per bere, poi, si servono delle fontane – nel caso di Corinaldo, dell’unica fontana presente.
“E’ ovvio – ha quindi puntualizzato Franceschetti – che i colombi, avendo a disposizione simili vantaggi, non sentono la necessità di migrare verso la campagna.
Ma fino a che punto un centro abitato può permettersi di
‘convivere’ con simili animali? E, soprattutto, quale il limite da non oltrepassare?“
A tentare di offrire una risposta soddisfacente è intervenuto, subito dopo, Stefano Gavaudan, veterinario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Umbria e Marche.
“Una presenza massiccia di piccioni in una città – ha analizzato – comporta inevitabilmente alcuni disagi. Sto parlando, in primo luogo, della sporcizia, intollerabile per un comune come Corinaldo, che dichiaratamente punta sul turismo.
I danni che ne conseguono, dal punto di vista economico (è molto costoso ripulire strutture, edifici o quant’altro da escrementi di simili volatili), artistico (oltre all’imbrattatura i colombi, per ricavare i propri nidi, giocoforza rovinano i palazzi o le mura) o anche per la salute dell’uomo, sono inconfutabili“.
Riferendosi proprio alle infezioni che tali animali possono trasmettere, Gavaudan ha insistito sulla clamidiosi, “forma di polmonite non particolarmente violenta ma subdola, il cui contagio avviene quando il guano si secca, viene trasportato tramite folate di vento e inalato dalle persone” – ha aggiunto.
Come porre un significativo rimedio a un simile problema, dunque? A seguito della lista di soluzioni ventilate dal veterinario faunista Mauro Ferri (tra le altre: “educazione culturale e sanitaria, controllo di nidificazione e alimentazione, utilizzo di repellenti fisici e chimici, cattura e soppressione, vasectomia, soppressione con armi da fuoco, intossicazione e lotta biologica.
Ma occorre saper distinguere la migliore, senza crudeltà
o eccessivi costi” – ha osservato Ferri), la scelta verso cui potersi orientare è ricaduta su uno dei pochi metodi
ritenuto realmente efficace.
“La somministrazione di un mangime farmacologico, eseguito periodicamente (nell’arco di dieci mesi circa, dal prossimo febbraio a settembre) dalle stesse persone, ogni volta con la stessa quantità (circa 10 grammi al giorno) nelle stesse zone. Se tutto ciò verrà eseguito a regola, otterremo una riduzione dei colombi del 30%” – ha concluso l’assessore Franceschetti.
Oltre agli evidenti obiettivi già elencati, “l’utilizzo di un simile trattamento antifecondativo, oltre alla diminuzione delle nascite, si porterebbe in dote, come ulteriore effetto, la disgregazione della colonia” – ha commentato il dottor Marco Pellizzari.
dal Comune di Corinaldo
Pure n'covegn' c'av? fat'
Se vede che n'c'avete un c.....da f? !
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