(Termo)Valorizzare la raccolta differenziata si può…
Ci sono alcuni Comuni italiani (…leggasi Italia, Europa, pianeta Terra, Sistema solare … non stiamo parlando di “mondi paralleli” o di universi sconosciuti), che hanno superato, già nel 2004, l’80% di raccolta differenziata. Significa che per 100 kg di rifiuti pro-capite prodotti, più di 80 kg sono stati recuperati e riciclati. Scusatemi la banalità della domanda, ma secondo voi questi comuni hanno bisogno di termovalorizzatori, inceneritori & co.?
Chi ha risposto di si, può fare a meno di leggere queste poche righe.
Villafranca d’Asti (AT). Circa 3.000 abitanti, una cittadina poco più piccola – ad esempio – di Ostra Vetere.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 85,38%.
Marene (CN). Circa 2.800 abitanti, un paese poco più grande – ad esempio – di Montecarotto.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 81,82%.
Torre Boldone (BG). Circa 7.800 abitanti, comune poco più grande – ad esempio – di Ostra.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 80,05%.
Preganziol (TV). Circa 16.000 abitanti, una città poco più grande – ad esempio – di Chiaravalle.
Percentuale di rifiuti intercettati con la raccolta differenziata nel 2004: 78,53%.
Bellizzi (SA). 13.000 abitanti, raccolta differenziata nel 2004 al 69%.
Giffoni Sei Casali (SA). 4.500 abitanti, raccolta differenziata nel 2004 al 66%.
Potrei continuare con decine di altri Comuni “ricicloni” piccoli o grandi, del nord o del sud, Comuni e comunità (fatte da cittadini, amministratori e politici lungimiranti) che hanno detto chiaramente “no” ai termovalorizzatori con la risposta più semplice e pratica che ci sia: separare i rifiuti fin dalla pattumiera di casa per avviarli al riciclaggio.
Con queste percentuali non c’è bisogno di impianti che bruciano rifiuti (con o senza recupero di energia), perchè … di rifiuti non ce ne sono più (o quasi).
E allora, verdi o non verdi, rossi o non rossi, neri o non neri (qui la politica non c’entra) ecco il perchè molti termovalorizzatori/inceneritori non servono e non serviranno, nè oggi nè mai. Non si tratta di essere per forza “contro” questo inceneritore o quel termovalorizzatore, ma di scegliere il percorso più salubre e naturale: perchè semplicemente imitando la natura – che ricicla di continuo la materia – con la raccolta differenziata si eliminano i rifiuti andando ad intercettarli per l’avvio al riciclaggio e al riuso/commercializzazione sotto altre forme. E allora, senza tirare in ballo mille altre ragioni sfavorevoli agli impianti di incenerimento/termovalorizzazione dei rifiuti, ragionando su questi pochi dati appare chiaro come una seria politica ambientale, che tuteli la salute e le tasche dei cittadini, debba investire con decisione – anche se con anni di ritardo – nella “filiera” della raccolta differenziata/riciclaggio. La linea da seguire è chiara e forse gli unici materiali da termovalorizzare – scusatemi lo sfogo – sono le menti perverse di chi nel 2006 prospetta ancora inceneritori e/o termovalorizzatori a destra e a manca.
Le soluzioni al “problema” (o “affaire”) dei rifiuti ci sono. Gli strumenti li conosciamo e sono alla nostra portata. Di esempi positivi ce ne sono a decine. In Italia. In situazioni del tutto simili alla nostra. E allora mi chiedo: che cosa ha Senigallia meno di Crema (33.000 abitanti, 70% di raccolta differenziata) ? E perchè la Provincia di Ancona sceglie la venefica e facile strada dell’impianto di termovalorizzazione alimentato con Combustibile Da Rifiuti (CDR) ?
di David Fiacchini
I dati riportati in questo articolo sono tratti dal dossier “Comuni Ricicloni 2004” (Legambiente) e dal “Rapporto 2004” curato da APAT e Osservatorio Nazionale dei Rifiuti
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