A Serra de’ Conti mostra di Piero Lisandrini
Si comunica che da venerdì 4 maggio (inaugurazione ore 19) è aperta a Serra de’ Conti, in Santa Croce, una mostra personale di pittura dell’artista Pietro Lisandrini. La rassegna, presentata col suggestivo titolo de “I percorsi dell’anima“, sarà visitabile sabato 5 maggio dalle ore 15 alle ore 19 e domenica 6 maggio tra le 10,30 e le 12,30 e tra le 15,00 e le 19.
La mostra ha il merito di proporre un felice accostamento fra arte moderna e arte classica, presentando l’opera di Lisandrini nel contesto di uno storico e importante edificio del nucleo urbano serrano, la chiesa di Santa Croce, situata nella centrale via Garibaldi.
L’iniziativa è promossa nel quadro delle attività programmate dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Serra de’ Conti.
Ecco un profilo dell’artista Pietro Lisandrini.
Non c’è persona al mondo, nessuno, che non abbia sulla propria pelle o in fondo all’anima, la sua cicatrice; almeno una volta, nella vita, egli si sarà sentito disprezzato da qualche impostore, o da un amico caro, o dai propri familiari, o anche da se stesso. Siamo tutti depositari di “cicatrici” che hanno segnato il nostro essere, in modo più o meno doloroso, ed esse riemergono puntualmente dal fondo del nostro inconscio, ed esse lasciano in noi un senso d’inquietudine o di pacata partecipazione.
Sono “ferite” dolenti perché intime, nascoste, che in certi casi hanno segnato per sempre il nostro esistere, e puntuali ritornano alla memoria, più di ogni altro ricordo, anche il più splendido.
Sono i nostri guasti emotivi che, alle volte, cerchiamo di nascondere e, altre volte, cerchiamo di portare in superficie per esaltare il nostro successo, di contro, per motivare le nostre sconfitte: infatti, nei momenti in cui cerchiamo commiserazione, ne parliamo volentieri; se siamo in vena di auto ironia, diventano oggetto delle nostre frecciate. Sempre a proposito di “ferita”, così scrive Tahar Ben Jelloun, in un Saggio dedicato ad Alberto Giacometti: “… se la bellezza ha origine in un tale abisso, è perché non ha altra origine che dalla ferita, unica, differente per ciascuno, nascosta o invisibile, che ogni uomo ha dentro di sé, che ogni uomo preserva e dove ognuno si ritira quando vuole abbandonare questo mondo per ritrovare una solitudine temporanea ma profonda”.
A dispetto del pragmatismo che distrugge la sensibilità, sacrifica il puro sentimento, nel nostro essere esiste una sorta di nicchia in cui amiamo ritirarci in silenzio e ci abbandoniamo alle nostre meditazioni: allora la mente vaga in un mare di pace interiore, si rifugia nell’immensità di silenzi sconfinati, libera dal giogo perverso dei comportamenti interessati, che altro non sono che crudeli forme di violenza, troppo spesso rivolta contro noi stessi. Dunque, è pacifico che noi siamo parte integrante delle nostre “ferite”, che noi le consideriamo spesso un limite del nostro vissuto; invece, dovrebbero essere fonte di attimi di lirismo, di sofferta poesia, pura, scarna.
dal Comune di Serra de’ Conti
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