Al teatro Goldoni di Corinaldo, Don Cosciotto de la Marka e li scudieri Scianco e Panza
Sabato 26 marzo, alle ore 21:15, al Teatro Comunale “Carlo Goldoni” di Corinaldo, si conclude la stagione di prosa 2010 – 2011 con succoso fuoriprogramma. La FITA GATT-Marche presenta IL CARRO DI TESPI con “Don Cosciotto de la Marka e li scudieri Scianco e Panza” ispirato al Don Chisciotte di M. de Cervantes di Gianfranco Giacchetta.
L’allestimento scenico e la regia sono curati da Paolo Pirani, alle prese con una interessante rielaborazione dell’omonimo testo di Cervantes, contaminato dai principali dialetti delle Marche centro – meridionali a cominciare dall’anconitano.
Lo spettacolo, in omaggio agli abbonati, si deve all’inesausta inventiva letteraria di Gianfranco Giacchetta, non nuovo a simili prove da vero e consumato drammaturgo, avendo a suo tempo e fra l’altro scritto un Marchigianando, esportato anche nelle Americhe, nonché una rivisitazione in vernacolo anconetano de Le baruffe chiozzotte di goldoniana memoria, per il Teatro Stabile delle Marche.
“Ecco spiegato il senso della mia considerazione, della mia gratitudine nei suoi confronti e nei confronti della Fita Gatt-Marche –afferma Pirani- quando mi è stato proposto di seguire l’allestimento del Don Cosciotto. Ho accettato tra curiosità e timore, dal momento che non mi sono mai misurato con un testo drammaturgico in dialetto, anche se da una prima sommaria lettura m’è apparso denso e intrigante, davvero ben fatto: un’eccellente operazione letteraria che non tradisce l’originale ma anzi lo esalta nella rilettura vernacolare.…
Per quanto riguarda l’allestimento, invece, credo sia sufficiente segnalare che l’ho pensato molto semplice ma non semplicistico, che richiamasse un impianto alla “carro di Tespi”, quando la scena per i guitti erranti da un paese all’altro era davvero rappresentata da un semplice carro a quattro ruote trainato da una coppia di buoi, su cui era montata una rudimentalissima tenda a mò di sipario e un fondalino quasi sempre fisso, opposto al sipario. In quei pochi metri e tra due piccoli tendaggi talvolta sdruciti si giocavano i destini interperativi e di vita dei primi comici dell’arte.
Una scenografia dunque funzionale e agìta dagli attori che dovranno misurarsi con le esasperazioni linguistiche del volgare del Mille e dalla esuberanza espressiva del saltimbanco ma senza eccessi…
Di rilievo anche le luci ma soprattutto, in questo caso, il commento musicale, affidato ad alcune tra le più belle canzoni d’impegno sociale de La Macina di Gastone Pietrucci, con il quale –conclude il regista- ho avuto l’onore di allestire due anni or sono uno splendido ricordo del Mimmo nazionale Domenico Modugno. Tra i testi musicali proposti ricordo Bella sei nata femmina, come pensiero sempre vivo in me per l’indimenticabile Valeria Moriconi, che conobbi e con la quale collaborai seppure per breve tempo ai tempi del Centro Studi Franco Enriquez di Sirolo.
Gli interpreti sono una dozzina, tutti in costume d’epoca realizzata.
Grande spazio infine è dato ancora una volta e giustamente alla donna, a cominciare dall’agognata Dulcisdea, musa angelicata del prode Don Cosciotto, specchio luminoso di un mondo femminile che intride di sé un mondo anche in quell’epoca declinato al maschile” .
dal Comune di Corinaldo
www.corinaldo.it
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