Corinaldo: va in scena la danza con “Quant’è bella giovinezza…”
Mercoledì 23 marzo 2011, alle ore 21,15, al Teatro Goldoni di Corinaldo la Compagnia Junior Balletto di Toscana metterà in scena una coreografia che ha come titolo l’incipit della Canzona a Bacco di Lorenzo il Magnifico.
Era forse il lontano 1490 quando Lorenzo de’ Medici scriveva il “Trionfo di Bacco e Arianna”. La famosa “canzone a ballo” o “canzona a Bacco” che accompagnava uno dei cosiddetti “trionfi”. I carri mascherati inventati dal Magnifico che sfilavano a Firenze durante il carnevale con musiche, balli e canti.
Canto carnascialesco fra i più noti, questo componimento era ispirato al carpe diem (cogli l’attimo) oraziano in un inno alla bellezza e alla gioia contrapposti al fuggire della giovinezza e alla precarietà del futuro, suggellati da un malinconico e pensoso “memento”.
“Memento” che pure non negava lo spirito carnevalesco riflesso nella facile cantabilità del verso ottonario e nella celeberrima ripresa a rima baciata:
“Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.”
Niente di meglio dunque che rifarsi a questa aulica tradizione per riscoprire le radici del pensiero rinascimentale e al tempo stesso riconsegnare alla danza – in questo caso contemporanea – il compito di esprimere il senso profondo e attuale della ripresa di questa “canzona” e del suo ritornello, diventato espressione proverbiale ed equivalente per noi al carpe diem di Orazio.
Arianna Benedetti ed Eugenio Scigliano, che firmano il presente debutto coreografico, danno ‘corpo e anima’ alla ripresa del “Trionfo” di Lorenzo grazie ai meravigliosi ragazzi dello Junior Balletto di Toscana, “Premio Danza&Danza 2010”.
Un gruppo di diciassette elementi che ben simboleggiano l’invidiabile bellezza, l’inarrestabile fluire del tempo e della giovinezza, l’incertezza del domani e l’instabilità del futuro. Temi quest’ultimi di scottante attualità in una società che sembra scordare il disagio esistenziale delle giovani generazioni, lasciate sole nel difficile passaggio all’età adulta.
Il lavoro procede per quadri richiamandosi ai singoli versi della ripresa laurenziana e se Arianna traduce nel linguaggio del corpo “Quant’è bella giovinezza/ che si fugge tuttavia!” e collabora con Eugenio per “Chi vuol esser lieto, sia”, la chiusa finale “di doman non c’è certezza” è tutta di Scigliano.
Le musiche di Autori vari comprendono quelle appositamente composte da Federico Bigonzetti, e una composizione cinquecentesca dello spagnolo Antonio De Capezon, i costumi sono di Arianna ed Eugenio e le luci di Andrea Narese.
La prima parte si apre con un ‘tocco rinascimentale’ con tre coppie che richiamano, nella lentezza del movimento, l’eleganza del gesto della società cortigiana. Un delicato leitmotiv che torna ‘a dare respirò al fraseggio disarticolato, frenetico, parossistico, robotizzato, con cui Arianna – anche nella scena che mima il gioco del basket – intende rappresentare la condizione dei giovani di oggi e la loro difficoltà ad accettare la giovinezza che fugge.
Un atteggiamento che riflette l’incapacità ad affrontare la vita senza un sostegno. Sostegno che la coreografa rende visivamente con una sedia a cui un ragazzo resta caparbiamente abbarbicato.
Ecco allora che le figurazioni contemporanee si fanno più incalzanti come incalzante è il ritmo con cui le coppie si alternano a scene corali maschili e poi femminili, per mischiarsi da ultimo in uno sfrenato giovanilismo a cui si contrappone la seconda parte.
In “Chi vuol esser lieto, sia” realizzata ‘a quattro mani’, la musica di Antonio De Capezon accentua il senso di languidezza e armonia con la presenza di un ottetto femminile pieno di grazia con cui Arianna ed Eugenio sembrano dare ‘ascolto’ ad una antica saggezza troppo spesso dimenticata.
La certezza dell’incertezza nel caos del linguaggio del corpo diventa invece emblema per Scigliano del significato dell’ultimo verso della ripresa della “canzona a Bacco” dove il coreografo, per sottolineare che del “doman non c’è certezza”, contrappone il singolo al gruppo, la solitudine alla moltitudine, la violenza alla dolcezza, mentre i danzatori geminano duetti, terzetti, quartetti, ottetti, nello stile falsamente dégagé di Eugenio.
Uno stile solo apparentemente trascurato che ritorna nella scena delle ginocchiere con i protagonisti costretti a muoversi in un modo inusuale e instabile sugli arti inferiori ma da cui però si rialzano per guardare al domani. Quel domani che, se pure incerto, è l’unico che abbiamo e a cui dobbiamo andare incontro con fiduciosa speranza come le otto giovani coppie che alla fine si riformano.
Inizio spettacolo ore 21.15
Ingresso:
Palchi centrali 20,00 Euro
Platea 17,00 Euro
Loggione 12,00 Euro
dal Comune di Corinaldo
www.corinaldo.it
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