Santuario Santissimo Crocifisso, la sua storia
In un volume la storia del luogo di culto ostrense
Il 14 ottobre verrà inaugurato e riaperto al pubblico a Ostra il Santuario del Santissimo Crocifisso, rimasto chiuso da alcuni anni per lavori di restauro: è stato completamente rifatto il tetto con le sue capriate e restaurati la facciata e il fianco laterale sinistro, riportati a mattoni a faccia a vista, e il campanile a vela del secolo XV. Si è anche provveduto alla ripresa delle decorazioni pittoriche del suo interno e dell’area presbiteriale.
Il Santuario del Santissimo Crocifisso di Ostra è uno dei monumenti più antichi e suggestivi della Città. La sua storia è stata ricostruita nel volume Ostra: Una storia per immagini.
Il volume riguardante le venticinque Chiese di Ostra, dei tesori e delle opere d’arte in esse custodite, si aggiunge alla fortunata serie dei tre volumi di Giancarlo Barchiesi.
Questo lavoro si differenzia dai precedenti perché non ha come obbiettivo la ricerca e la presentazione di documentazioni antiche o di vecchie foto, ma vuole riunire tutto il materiale, più o meno artisticamente importante, che appartiene al sacro, facilitandone la conoscenza a quanti si interessano alla valorizzazione del proprio paese e alla conservazione di quanto è pervenuto fino a noi.
Si basa sulla presenza in Ostra di tutto il materiale che appartiene al sacro, e vuole svelare ai cultori di storia locale, ma più semplicemente ai curiosi, ciò che le nostre chiese contengono.
Ecco che come da un cappello magico del prestigiatore escono, ad una ad una, le immagini di ciò che racchiudono le nostre chiese: alcune a tutti presenti, altre dimenticate, altre mai osservate.
I quadri ci raccontano dei Santi a cui si ricorre per la salute dell’anima e del corpo, ma anche per la vita quotidiana, per i lavori dei campi, per il raccolto. Così le statue ci parlano non solo del cielo, ma anche della vita terrena, scacciano il maligno, allontanano i demoni, ci preservano dalle calamità naturali, sono rimedio naturale per la salute degli occhi, della gola e di altre parti del corpo. Così tutti gli altri oggetti legati al culto come le campane che, con i vari rintocchi scandiscono i vari momenti del giorno, chiamano i fedeli alle funzioni, annunciano la nascita o il passaggio all’altra vita. Ogni oggetto, anche il più insignificante, ha la sua funzione e avvicina al sacro, al soprannaturale l’uomo che da sempre, sia consapevolmente sia inconsapevolmente, rifiuta il nulla.
Da questo cappello a cilindro escono ora 835 scatti che vanno ad aggiungersi alle 1.654 immagini già pubblicate per un totale di 2.489: un notevole e inaspettato traguardo!
Un ringraziamento infine Barchiesi lo riserva agli amici di sempre: i Professori Bruno Morbidelli, Giovanni Ricciotti e Patrizio Manoni, a cui oggi aggiunge il Prof. Donato Mori, storico dell’arte studioso di iconografia attento e puntuale. Tutti e quattro con segnalazioni, consigli, suggerimenti e quant’altro hanno contribuito alla ricerca. In ultimo, ma non d’importanza, ringrazia i fotografi della Fototecnica Dorando e Diego Ubaldi, che con la loro opera hanno contribuito alla realizzazione anche di questo quarto volume.
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