Presentato ad Ostra il volume su Santa Maria Appara o Apparve
Ultima fatica editoriale del Prof. Bruno Morbidelli
Nei giorni scorsi presso l’istituendo museo comunale di Ostra è stato presentato il libro Santa Maria Appara o Apparve, ultima fatica del Prof. Bruno Morbidelli.
Dopo l’intervento del sindaco Federica Fanesi, il libro è stato illustrato dal dott. Donato Mori, iconologo e storico dell’arte, che si soffermato su alcuni punti salienti del testo tanto da far incuriosire i partecipanti e non togliere loro il gusto della lettura.
Nella carrellata si è partiti dalla storicizzazione del nome appara della figura originaria, in latino apparis, trasformato dal vescovo Pietro Ridolfi in apparuit, cioè in italiano Apparve: mentre il nome originario fa riferimento al parto, la trasformazione del nome fa sorgere la leggenda del pastorello al quale, proprio durante la famosa pestilenza del 1527/29, sarebbe apparsa la Vergine promettendo, in cambio dell’edificazione di una chiesa, la cessazione del contagio della peste. Siccome già nel 1462, è documentato un terreno situato nella contrada di Santa Maria Appara, è assurdo immaginare che gli amministratori di Montalboddo, da preveggenti, abbiano denominato quella contrada con un fatto che ancora non era avvenuto. Ad ogni modo il popolo di Ostra, almeno fino alla metà del ‘900, invocava la Vergine con questa giaculatoria: Santa Maria Appara benedetta!
Dall’analisi del nome si è passati all’osservazione della sacra immagine della Vergine, seduta su uno scranno, con il Bambino in grembo, non sostenuto dalle braccia della madre, probabilmente in origine appoggiate allo scranno. È evidente la manomissione dell’immagine nel tentativo malriuscito di rivolgere quelle mani verso i fedeli, invertendo i pollici con i mignoli e gettando un po’ di luce su dorso delle mani, cercando di trasformarle in palme aperte, mentre le altre dita restano rivolte in basso: il risultato dell’operazione è rappresentato da due mani assolutamente irreali.
Vista la posizione della Madonna e del Bambino, tenendo conto anche che nell’antichità le donne partorivano da sedute, si può affermare che l’immagine rappresenti proprio la Madonna del parto. Si spiegherebbe così il motivo per cui la chiesa aveva il doppio titolo ed era chiamata anche Santuario della “Madonna della Visitazione”.
Il ricercatore locale Morbidelli non si è fermato a queste analisi, ma ha anche trovato documenti indiscutibili che vede quella edicola trasformarsi in chiesa filiale di Santa Croce. Nel 1560 il Consiglio comunale discute sul fatto che la figuretta di Santa Maria Appara è senza cancello, per cui gli ex voto possono essere portati via. L’anno successivo il rettore di Santa Croce, chiede di poter incominciare la costruzione di una chiesa in Santa Maria Appara, utilizzando parte del terreno del Comune. Il Consiglio nomina due deputati per l’assegnazione del terreno, purché la nuova costruzione non impedisca la via pubblica da alcun lato.
Da qui un avvicendarsi di avvenimenti storici documentati, durante i quali il popolo di Ostra, scegliendoLa quale comprotettrice, è ricorso alla Vergine venerata in Santa Maria Apparve, particolarmente per i terremoti e le pandemie, fino ai giorni nostri, quando ancora una volta gli Ostrensi L’hanno invocata per liberare la nostra città dal Covid 19, senza per altro obbligare tutta la cittadinanza al rispetto di un giorno di digiuno per cinque anni, come accadde per la liberazione dal colera nell’estate del 1855, quando ancora c’era lo Stato Pontificio.
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