Il castello di Barbara nel FAI di Primavera
Il 25 e 26 marzo le visite nel centro storico. Mercoledì 29 marzo puntata on-line di "Storie delle Marche" dedicata al castello
Mercoledì 29 marzo, alle ore 19, il ventesimo appuntamento di “Storie delle Marche”, rubrica mensile curata da Ettore Baldetti programmata da “Adesso Web”, piattaforma no-profit di Stefano Battistini, sarà dedicata a “Un castello a misura d’uomo per il FAI di Primavera: Barbara”.
La visita del centro storico di Barbara – animata il 25 e 26 marzo per il FAI di Primavera dagli allievi della Scuola Media di Ostra Vetere, guidati dai docenti Fabiola Brunetti, Giacomo Brunetti e Marta Zannotti – propone un ideale viaggio nel tempo.
Partendo infatti dalla piazzetta della monumentale chiesa parrocchiale, già abbaziale e costruita ex novo sul finire del ‘700, di fronte al tempio è ancora visibile una parte dell’impianto strutturale dell’originaria chiesetta monastica dedicata all’Assunta con l’adiacente chiostro. Il luogo sacro di origine privata era situato nel primitivo villaggio fortificato di Barbara, un avamposto dei Longobardi, popolazione barbarica, da cui il nome, qui insediatasi sul finire del secolo VI al confine con l’ostile territorio bizantino di Senigallia, fra le antiche cittadine romane di Suasa e Ostra ormai scomparse.
Agli inizi del XII secolo, sul finire della cosiddetta “lotta per le investiture” fra Papato e Impero, la chiesa divenne sede di un monastero benedettino affidato al controllo dell’abbazia di S. Maria di Sitria, istituita intorno al 1021 sulle pendici del Monte Catria dal santo monaco riformatore Romualdo. Risalendo il rione del Castellaro, cioè l’originario fortilizio addossato alla sede monastica, si giunge all’entrata del castello medievale – sede del nuovo comune –, sorto nel 1257 con la protezione della città di Jesi e il consenso dell’abate di Sitria poi ampliato agli albori del ‘500, allorché divenne il centro amministrativo degli estesi beni dell’abbazia appenninica.
Nell’occasione fu trasformata la pianta, dalla tradizionale forma a mandorla ad una struttura pentagonale antropomorfica, sull’esempio del vicino castello di Mondavio, opera del famoso architetto rinascimentale Francesco di Giorgio Martini.
Come nell’immagine martiniana di un uomo inscritto in un fortilizio, anche il castello di Barbara conserva ancor oggi una forma umanizzata, con la testa rappresentata dalla rocca nella parte più alta e munita, gli arti costituiti dalle quattro torri e la foratura della porta arcuata aperta sul fossato e sul relativo ponte levatoio. Della vita quotidiana bassomedievale, descritta dal coevo statuto recentemente pubblicato, si conservano le sedi di amministratori, monaci, militari, ebrei, locandieri, fornai, macellatori, maniscalchi, fabbri, vasai, animali da cortile, riserve idriche e cerealicole. Più tardi nello stesso castello si trasferì per un ventennio agli inizi del ‘700 il potente “cardinale nipote” del papa Clemente XI, l’abate commendatario Annibale Albani, che vi fece aprire la porta ‘Roma’ per avere un ingresso privato, trasformando il ‘cassero’ quattrocentesco, ossia la parte alta del castello, in una residenza signorile autosufficiente con un elegante palazzo, attuale sede municipale.
Per vedere o registrare la trasmissione on line si possono utilizzare i seguenti link:
https://www.youtube.com/live/QE1ie9ItXgg
https://www.facebook.com/events/752241903092332/permalink/752241909758998/
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