“Eventi come quello del settembre scorso ci ripropongono scenari estremamente disastrati, complessi, a tratti disperanti che si pongono all’attenzione di tutti per il loro carattere di gravità e di urgenza degli interventi”.

Sono le parole della Dott.ssa Marialuisa Rossi, Responsabile del Tavolo Tecnico per la Psicologia dell’Emergenza dell’Ordine degli psicologi della regione Abruzzo, nonchè psicologa dell’Emergenza ANPAS, che interverrà nel secondo incontro promosso dal Coordinamento della Rete Civica per il Verde sulla ”Cura dei fiumi“. L’incontro avrà luogo sabato 11 febbraio alle 16.00 presso la Sala Parrocchiale della Chiesa della Madonna del Rosario a Passoripe di Trecastelli.

Abbiamo chiesto quindi alla dott.ssa Rossi come la comunità colpita da eventi calamitosi di tale portata e distruttività può reagire all’evento stesso; e come si attiva ogni singolo individuo di fronte a tali eventi.

“La psicologia di Comunità ci permette di dare una lettura del contesto e dei processi dinamici sociali; la psicologia dell’emergenza direttamente nelle situazioni emergenziali consente, nei suoi ambiti che sono insieme di studio e di applicazione, di mettere in atto azioni volte a preservare e recuperare l’equilibrio psichico delle vittime e insieme dei parenti e dei soccorritori. Diventa fondamentale l’attivazione e la promozione dei processi di resilienza di comunità, intesa come la capacità, individuale e di comunità, di resistere, integrare e reagire attivamente all’evento traumatico avviando precoci processi di ricostruzione e ricerca di un nuovo equilibrio psichico. Questo concetto di resilienza declinato all’interno della psicologia dell’emergenza assume una connotazione dinamica; in tale ottica ci si interroga e si va alla ricerca di costrutti che permettano di fare della resilienza una competenza trasversale che possa essere “allenata”, progettata e costruita attraverso azioni preventive che affondano nella diffusione di una cultura della conoscenza e della consapevolezza del rischio e delle strategie di riduzione del rischio. Diventano fondamentali in tale ottica interventi non strutturali di prevenzione tesi alla mitigazione dei rischi specifici del territorio. Ciò appare realizzabile solo attraverso interventi sulla popolazione, volti alla “cura della consapevolezza”, la conoscenza dei rischi e la diffusione di buone pratiche di protezione civile mirate ad accrescere i livelli di auto tutela dei cittadini e insieme di tutela del territorio” (nda – saranno riportati alcuni esempi)

Sarà un buon momento per parlarne e fare domande perché purtroppo le allerte sono all’ordine del giorno ed il fiume fa paura. Ognuno di noi però ha risorse interne, frutto non solo delle esperienze precedenti, ma anche per le caratteristiche personali e la capacità di attivarsi in situazioni critiche, che permettono di ristrutturarci sia dal punto di vista razionale che emotivo più o meno in qualunque “nuova” situazione. Tuttavia, possiamo dire che laddove ci rendessimo conto che stiamo facendo particolare fatica o resistenza a calarci nella nuova situazione o che la nostra risposta genera particolare ansia e disagio emotivo, sarà opportuno rivolgersi a figure competenti.

Infine, per chi non avesse potuto partecipare, gli stessi incontri si ripeteranno a Pianello di Ostra, circolo Acli, il 18 e il 25 febbraio per poi continuare l’8 marzo su un argomento più coinvolgente, che è quello della partecipazione dei cittadini al Contratto di Fiume in chiave collaborativa con le Istituzioni locali, proposto dalla Fondazione Vallesina e l’Associazione Labsus.

da: Coordinamento della Rete Civica per il Verde