Valmisa
Versione ottimizzata per la stampa

“Dopo alluvione, chiedo impegno a Regione Marche su allarmi, soccorsi, opere, rimborsi”

La lettera aperta di un (due volte) alluvionato di Pianello di Ostra al Presidente Acquaroli: "Otto anni gettati al vento"

2.815 Letture
commenti
Marche Notizie - Marchenotizie.info
Alluvione settembre 2022 - Danni a Pianello di Ostra

Egregio Presidente Acquaroli,
sono un alluvionato di Pianello di Ostra, le volevo sottoporre alcune riflessioni di valenza generale, a seguito dell’alluvione del 15 settembre, dal mio punto di osservazione.

Vivo a Pianello di Ostra, ho già sopportato l’alluvione del 2014, ed ho potuto riscontrare che non ci sono stati significativi miglioramenti da allora.

L’intento della presente è di far sì che questa volta, l’amara esperienza vissuta, sia utile per il futuro, e la tragedia non sia dimenticata.

 

Allarme

Risulta che nel territorio di Arcevia, alcune ore prima di giungere a Pianello, l’alluvione si è manifestata in tutta la sua violenza e il sindaco di Arcevia ha dato l’allarme in regione.

Il pluviometro nel territorio di Arcevia e quello di Barbara, e il misuratore dell’altezza del Misa nel territorio di Serra de’ Conti, sempre ore prime di giungere a Pianello, hanno registrato le stra-abbondanti piogge e l’innalzamento repentino di 5 metri del livello del Misa (in allegato i fogli dei dati in formato Excel compresso .ZIP).

Dati in rete disponibili in real time alla Protezione Civile Regionale.

Contestualmente ci sono state numerose richieste di intervento dei Vigili del Fuoco fatte dai cittadini.

Che cose ne hanno fatto di queste informazioni la Protezione Civile Regionale? Non è dato sapere. Dal mio punto di osservazione, è evidente che non abbiano fatto nulla di qualche utilità. Se hanno attivato, come avrebbero dovuto, gli attuali protocolli, è evidente che non sono efficaci.

Che cosa avrebbe dovuto prevedere il sistema di emergenza? Che cosa avremmo legittimamente atteso?

“Innanzitutto Allertare Le Popolazioni”

Esiste una direttiva europea che impone a tutti gli stati membri di dotarsi di un sistema di Allarme pubblico entro giugno 2022, che la Protezione Civile Italiana afferma di aver attivato da aprile 2022.

1. Allarme SMS basati sulla localizzazione (LB-SMS). Sistema, tecnologico e moderno e che si avvale di infrastrutture esistenti. Invia un SMS a tutti i cellulari presenti in un’area, ad esempio, il 15 settembre anche a tutti i cittadini che vivono o che si trovavano nell’area del Misa e del Nevola, allertandoli. La Protezione Civile, aveva annunciato prima l’attivazione entro il 2020, e recentemente aveva assicurato la piena operatività da aprile 2022, (IT-Alert in conformità del “Common Alerting Protocol” (CAP)).

Aver attivato questo allarme, per noi della comunità di Pianello, avrebbe evitato le quattro morti registrate nel nostro paesino. Un prezzo altissimo e inaccettabile. E anche un notevole contenimento dei danni, in un ora si riescono a fare molte cose. (https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/04/22/news/it_alert-346065610/)

2. Sistema di allarme sono diffuso. Sirene e altoparlanti. Un tempo le campane delle chiese suonavano a martello per avvertire del pericolo imminente. Ora per creare il sistema di allarme diffuso, servono infrastrutture e capitali per investimenti, nonché manutenzione. Si potrebbe però, con opportuni accordi, utilizzare una rete capillare di infrastrutture esistenti, integrandoli alla rete con dispositivi tecnologici, come i campanili di chiese e torri civiche, per diffondere il segnale d’allarme, attivabili in remoto.

3. Il sistema di allarme dato con automezzi con altoparlanti. Tutti i comuni possono attivare questo sistema, sicuramente utile, ma che ha evidenti limiti. Molti cittadini potrebbero non sentirlo e il tempo necessario, per diffondere un allarme comprensibile, è di molte ore. Il tempo è prezioso e può essere solo un sistema complementare, ma non l’unico.

4. Poi ci sono app, social, radio e tv locali, etc…, quali strumenti integrativi.

Anche a fronte di un evento meteo eccezionale, come quello vissuto, questi strumenti sarebbero stati di sicura efficacia. Un allarme, dato anche solo con un’ora di anticipo, da modo ai cittadini di fare molte cose e farle in sicurezza.

A conferma, le cito un solo esempio fra tanti. Un abitante di una casa collocata lungo il fiume Misa, non lontano da casa mia, è stato avvertito telefonicamente di quello che accadeva ad Arcevia. Ha constatato che il livello dell’acqua stava crescendo. Quell’ora di tempo guadagnata gli ha permesso di mettere in salvo auto, animali da cortile, beni elettrici ed elettronici, preziosi e trovarsi al sicuro quando è arrivata la piena. Ha ridotto molto i danni e garantito la sicurezza dei suoi famigliari.

Presidente Acquaroli, Le chiedo un suo preciso impegno per attivare, in tempi record, questi tre punti e rivedere le procedure di allarme.

 

Soccorso

Premesso che gli italiani sono molto meglio di come usualmente ci descriviamo, e come tutti gli alluvionati ringrazio e apprezzo infinitamente i tanti soccorritori, amici, volontari sconosciuti e membri dei corpi di soccorso, che con generosità, da ogni parte d’Italia, ci hanno aiutato e sostenuto, infaticabili. Oltre il cuore, c’è necessità di usare al meglio l’intelligenza, dovremo migliorare le procedure.

Alla mattina alle 6.00 del 16 settembre ho attraversato a piedi Pianello, per raggiungere la mia azienda, e constatare che anch’essa era sommersa, come casa mia. Non è di questo che le volevo parlare, ma che ho potuto altresì constatare che in un abitato che contava quattro lutti, devastato dall’alluvione, fango e detriti ovunque, auto e tronchi, furgoni … ammassati alla rinfusa, sparsi nei campi, alle 6 di mattina, trascorse oltre otto ore dal disastro, non era presente né un vigile urbano, né un poliziotto, carabiniere, pompiere. Non c’era nessuno.

Le idrovore, giunte numerose, subito bloccate perché impossibilitate a scaricare, in quanto mancava l’autorizzazione dell’Arpam, che è giunta dopo tre giorni. Cosa ha fatto l’Arpam in questi tre giorni, che non poteva fare in mezza giornata? Doveva semplicemente autorizzare a scaricare l’acqua del fiume che aveva invaso case e cantine, decisione per di più ineluttabile. Non esiste un protocollo d’emergenza?

Volontari. Ai volontari spontanei che giungevano nella zona alluvionata a Casine, veniva interdetto l’accesso all’area che necessitava soccorso, e inviati a Ostra paese, che dista circa 5km, a fare un ora e mezza di fila per registrarsi. Potrebbe eccepire che questa è una competenza dei Comuni. Le strutture sovracomunali, come la Regione, però dovrebbero dare il supporto e mettere a disposizione gli strumenti adeguati ai Comuni, non affidare alle sole strutture dei nostri, spesso piccoli, Comuni, come anche per altri aspetti, descritti nei prossimi punti. La Regione ad esempio potrebbe attivare un’app in cui registrarsi come volontario (nulla di complesso, pochi secondi tramite l’ID) e registrare l’ingresso della zona interdetta, con un semplice lettore di codice a barre.

Coordinamento dei soccorsi. Servono professionisti, e non demandare ai piccoli Comuni di improvvisare professionalità al momento. L’efficienza e l’efficacia dell’azione è fondamentale. Le autorità locali possono svolgere la funzione di guida, conoscendo il territorio.

Ripristino urgente del funzionamento dei sistemi di deflusso delle acque. L’intervento più urgente, nelle zone alluvionate è quello di rimettere o mettere in efficienza tutti i sistemi di deflusso delle acque, come fossi, in particolare sotto i ponti, nelle zone tombinate. Rimuovendo i detriti portati dell’alluvione e altre ostruzioni presenti in precedenza, al fine di prevenire ulteriori immediate nuove catastrofi. Questa attività prioritaria non è prevista da nessun protocollo, di fatto ostacolata se non impedita. Vengono rimossi i detriti nei giardini privati, attività necessaria e legittima, ma non nei fossi.

Cucina da campo. I volontari di Pianello, hanno garantito per molti giorni la cucina, usando quella della sagra del passatello. La cucina da campo è stata attivata a Pianello dall’ANPAS dal giorno 24 settembre, 9 giorni dopo l’alluvione. Eppure non era difficile immaginare che con tutti quei soccorritori e tutti quei alluvionati sarebbe stato necessaria una cucina da campo corposa, fin da subito.

… potrei continuare l’elenco dei problemi evitabili. Ribadisco che l’opera dei soccorritori è stata lodevole, questo non ci esime da ricercare i miglioramenti possibili.

Presidente Acquaroli, per intervenire e migliorare in questo ambito, per molte attività, non sono necessari investimenti di qualche rilevanza, le basterebbe incaricare persone esperte e competenti per riorganizzare il settore e rivedere i protocolli e accelerare le procedure. Apprezzerei un suo impegno, in proposito.

 

Interventi sui corsi d’acqua. Opere e manutenzioni.

Non voglio dilungarmi oltre in una complessa e lunga discussione.

È evidente a tutti che non sono state fatte le opere adeguate e necessarie, che anche se non avessero potuto assorbire per intero l’evento eccezionale, di certo ne avrebbero potuto mitigare molto l’effetto e le conseguenze.

Nel 2014, pochi mesi dopo l’alluvione, a Bettolelle è stata indetta una riunione in cui la provincia presentava Interventi urgenti a seguito dell’alluvione. Solo che partecipando, ho potuto constatare che si trattavano degli interventi urgenti a seguito dell’alluvione del 1976, e veniva annunciata solo la fine della progettazione e a oggi non sono state completate le opere. È necessario un radicale cambio di passo. Ci aspettiamo un’azione fatta nei tempi e nei modi necessari. Otto anni sono stati gettati al vento. Adesso bisogna recuperare. Non è affatto normale subire due pesanti alluvioni in otto anni e vivere nella costante insicurezza.

 

Rimborsi.

Sarebbe necessario rivedere i criteri che definiscono i rimborsi, sia l’entità che la determinazione senza costringere i cittadini a lunghe e interminabili cause civili per ottenere la totalità del dovuto.

Egregio Presidente Acquaroli, concludo, chiedendole l’impegno ad attivarsi da subito, ricercando e ottenendo le risorse necessarie, al fine di prevenire altri eventi simili in futuro, far sì che siano adottati tutti i miglioramenti possibili, e che non si rimanga ancora inerti, come dal 2014. Vorrei essere rassicurato, e come me, tutte le comunità che hanno subito il cataclisma, che tra qualche anno, o qualche mese, non dovremo subire una nuova alluvione, mentre gli interventi languono nelle pastoie burocratiche.

 

In attesa di suo riscontro, una buona opportunità potrebbe essere quella di martedì 11 ottobre, alla Facoltà di Ingegneria, al convegno sui cambiamenti climatici.

Mirko Guazzarotti, un alluvionato di Pianello di Ostra

Pianello di Ostra, 8/10/2022

Continua a leggere e commenta su Marchenotizie.info
Commenti
Ancora nessun commento. Diventa il primo!
ATTENZIONE!
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Valmisa.com e autenticarsi con Nome utente e Password

Già registrato?
... oppure Registrati!