La campagna marchigiana nelle 40 fotografie di Mario Carafòli
Un tuffo nel passato, una meditazione sul presente e un monito per il futuro
. E’ questo in sintesi il significato della brillante serata che si è svolta il 5 marzo scorso a Corinaldo. Gran pienone nella sala consiliare del municipio, elegantemente rinnovata negli arredi e resa ancora più preziosa dal ritorno della tela del Ridolfi “Cristo alla colonna”, riportata nella sede originale.Un libro fotografico, ma qualcosa di più di un libro fotografico anche se il cuore della pubblicazione sono le 40 fotografie scattate da Mario Carafòli tra le valli del Misa-Nevola e del Cesano dalla primavera all’autunno del 1960. Parte centrale di una proiezione di diapositive (ma Carafòli le chiamava “film a immagini fisse”), queste 40 immagini sono un appassionato omaggio all’inimitabile paesaggio marchigiano e al tempo stesso una precisa documentazione dell’economia rurale delle Marche, prima che la fine della secolare organizzazione mezzadrile, (fine decretata dalla legge del 1964) mutasse profondamente la fisionomia e la sostanza di entrambi.
Le diapositive sono state ripescate dall’oblio grazie alla volontà dell’assessore alle politiche agricole Cesare Morganti, autore anche di un testo in apertura del libro in cui si ricordano gli aspri scontri fra le parti sociali che portarono alla chiusura dei patti mezzadrili.
E’ stata Ada Antonietti, direttore del Museo della Mezzadria “Sergio Anselmi” di Senigallia, a strutturare il libro seguendo il tracciato dei grandi cicli colturali e dei lavori agricoli (“I campi del grano”, “I campi dell’uva”, “I campi dell’olivo”, “Il lavoro delle donne”) e corredando le immagini di un testo storico-scientifico che analizza le caratteristiche del lavoro mezzadrile. Una biografia di Mario Carafòli – fotoamatore ma anche giornalista e scrittore – chiude il volume. Il restauro delle fotografie e la raffinata impaginazione del libro sono opera di Giuliano De Minicis, art director della dmpconcept di Senigallia.
Dopo il saluto dell’assessore alla cultura Fernando De Jasi (anche a nome del sindaco Livio Scattolini, assente per ragioni di salute) e dopo l’intervento di Cesare Morganti, la presentazione è proseguita con le parole di Ada Antonietti che ha spiegato i motivi che l’hanno spinta ad accettare l’invito della famiglia Carafòli perché fornisse di un testo adeguato le bellissime immagini dell’autore. Motivi strettamente connessi all’essenza stessa del Museo che dirige, unico forse in Italia a possedere, oltre a una ricca collezione di oggetti, anche una ricchissima documentazione fotografica che ne fanno un centro fondamentale per gli studi sull’economia rurale. Domizia Carafòli ha invece esposto il percorso professionale e culturale di Mario Carafòli, profondamente legato alla propria terra d’origine.
Ma è a Fabio Ciceroni, storico e critico d’arte, che si è dovuta in chiusura l’analisi del significato più profondo dell’opera, un significato che va al di là della documentazione e trova la propria essenza nella bellezza delle immagini, espressione dell’armonia e della misura di una civiltà rurale perduta per sempre. Le immagini scattate da Carafòli infatti oggi non sono più ripetibili. “Non vogliamo farci interpreti di una facile nostalgia – ha detto Ciceroni nel suo applauditissimo intervento – ma invitiamo a riflettere sui cambiamenti avvenuti e su quelli che ancora potrebbero intervenire, domandandoci quale futuro ci si prospetta”. E auspicando un futuro non dimentico dei valori espressi dalla secolare vicenda di una società rurale che ha saputo lasciare meravigliose testimonianze di un perfetto anche se faticoso connubio fra la natura e l’opera dell’uomo. E questo è anche il monito che il libro vuole affidare ai lettori.
dal Comune di Corinaldo – www.corinaldo.it
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