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Il Salvagente Onlus di Ostra sul disagio giovanile

"Le proposte prevalenti sono supporti psicologici e sussidi economici. Ma l'emergenza è educativa"

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Il Salvagente Onlus

Al Salvagente, mentre stiamo preparando scatoloni, locandine, volantini e manifesti per il prossimo “Donacibo 2022” nelle scuole, ci vediamo arrivare dati impressionante sul disagio giovanile dei ragazzi adolescenti e preadolescenti.


L’adolescenza è un’età difficile, e la preadolescenza forse ancor di più. Possono cominciare da lì problemi gravi. Sotto la lente dei ricercatori vi sono sintomi macroscopici. Quello dei suicidi o dei tentati suicidi: secondo un rapporto dell’Unicef, 1200 all’anno in Europa, cioè tre al giorno. Di questi, 161 tra i 10 e i 14 anni. Uno può dire: saranno casi estremi per problemi psichiatrici. Lo stesso rapporto calcola che in Italia il 16,6% dei ragazzi tra 10 e 19 anni (sono 956mila) soffre di ansia e depressione.

Poi ci sono quelli travolti dall’aggressività, praticata o subita. Secondo l’osservatorio nazionale dell’adolescenza, il 6,5% dei minorenni sta in una baby-gang, il 16% ha compiuto atti vandalici e il 30% ha partecipato a una rissa. Se non c’è un padre, si cerca il modello nei compagni e il più forte vince. Un altro Rapporto, Indifesa 2021 promosso da Terres des Hommes, rivela che il 70% non si sente sicuro sul web, l’88% si sente solo, il 37% teme l’isolamento sociale, il 30% non si sente amato. Infine l’Istituto Piepoli ha calcolato che con la pandemia è aumentato del 67% il tempo che i ragazzi passano su cellulare e pc.

Si può ben dire che le manifestazioni estreme sono sintomi di un disagio diffusissimo e serio. Le proposte prevalenti che si trovano in giro puntano prevalentemente sulla richiesta di supporti psicologici e sussidi economici. Tutto utile, specie i soldi. Ma l’emergenza prima che psico-economica è educativa. Siamo allo stress-test della figura dell’insegnante. E più profondamente della figura del padre.

Non tener conto di ciò è come voler chiudere occhi naso e bocca di noi adulti che siamo gli artifici di questo loro disagio. Eppure, da questi ragazzi emergono luci, dalle loro crepe emergono luci . Quelle luci vanno seguite perché sono in loro. E’ per noi più importante dello stesso pacco di alimenti che offriamo. È quello che cerchiamo di fare con i ragazzi che incontriamo nelle case delle famiglie assistite. Invitarli a preparare i pacchi, proporgli un’amicizia, proporre loro corsi di musica per far uscire fuori il bene e il bello che hanno. E’ un nostro piccolo modo di volere il loro bene.

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