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Ettore Baldetti sul passaggio di Garibaldi nelle Marche

Approfondimento sul sostegno alla Repubblica Romana

Arquata

Nell’ambito della rubrica mensile “Storie delle Marche” è stato trasmesso, dalla rete telematica no-profit “Adesso Web” di Stefano Battistini, un convegno sul tema “Gennaio 1849: la spedizione di Garibaldi a sostegno della Repubblica Romana e il passaggio ad Arquata del Tronto”, allestito anche allo scopo di tenere desta l’attenzione sulla ricostruzione dei paesi terremotati nel disastroso sisma del 2016.


In apertura, Ettore Baldetti, curatore degli appuntamenti storiografici e presidente della sezione di Castelbellino dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini, ha esposto le motivazioni revanscistiche e difensivistiche dell’operazione garibaldina dopo la sconfitta italiana nella I Guerra d’Indipendenza, malgrado le circoscritte vittorie dei volontari garibaldini in parte provenienti dal Sudamerica e veterani di quella Legione poi ricostituita in Italia, la quale sul finire del ’48 si era acquartierata in Romagna.. La cattiva fama di tali soldati, poveri, malamente equipaggiati e alla necessaria ricerca di mezzi di sostentamento, aveva indotto delle città – come Pesaro, Ancona e, inizialmente la comunità di Macerata, che successivamente ospitò benevolmente il Generale eleggendolo alla Costituente – ad offrire un contributo in denaro pur di non dover ospitare nel proprio territorio tale soldatesca in transito verso Roma.

Le cittadine di Fano, Fossombrone e Cagli accolsero invece i garibaldini, che poterono così percorrere la Via Flaminia nel dicembre del ’48, raggiungendo la campagna romana ma venendo tuttavia immediatamente rispediti nel Fermano, per riorganizzare le file, insieme all’illustre condottiero, al quale fu sempre negata la dirigenza ufficiale dell’esercito repubblicano.

Da qui, sul finire di gennaio, mentre i volontari si incamminavano verso Rieti attraverso la valle del Chienti e il valico di Colfiorito, Garibaldi con il suo seguito – fra cui il fedelissimo assistente Andrés Aguyar, “il Moro”, e l’amico Candido Augusto Vecchi, fermano di nascita e ascolano d’adozione – s’indirizzava verso il meridione della nascente Repubblica per ispezionare i confini con il Regno delle Due Sicilie, sostando a San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno, Acquasanta Terme ed Arquata del Tronto.

L’accoglienza e il pernottamento di Garibaldi e del seguito ad ‘Arquata’, fra il 26 e il 27 gennaio nel palazzo Ambrosi, oggi distrutto come gran parte del centro abitato completamente evacuato, sono stati poi descritti dallo storico locale Gabriele Lalli, che ha analizzato anche l’immagine dell’epigrafe e del mezzo busto del Nizzardo in altorilievo ottocentesco, recentemente riproposti con una targa commemorativa dall’ “Accademia di Oplologia e Militaria” di Ancona, esposta nell’odierna baraccopoli per iniziativa del presidente Massimo Ossidi, con la collaborazione dall’associazione locale “Arquata Potest” presieduta da Carlo Ambrosi, i cui antenati ospitarono Garibaldi.
Gianfranco Paris, presidente della Federazione dell’Italia Centrale del suddetto sodalizio garibaldino, si è poi soffermato sulla formazione della prima Legione Italiana di stanza a Rieti e sul palazzo del centro storico che ospitò il quartier generale, nonché sulle manifestazioni di eroismo e di coerenza ideologica della difesa di Roma, dove morirono Aguyar e Luciano Manara, recentemente ricordato con un mezzo busto presso il Monumento nazionale di Castelfidardo, e dove i triumviri – mentre il primo dello stesso anno i Francesi invadevano Roma – decisero di emanare la costituzione ‘mazziniana’, in gran parte ispiratrice dell’attuale legislazione fondamentale della Repubblica Italiana.

Nelle foto: il palazzo Ambrosi ad Arquata, sul fondo nel lato destro della via Garibaldi; l’epigrafe e l’immagine ottocentesche di Arquata; l’inaugurazione del mezzo busto del Manara; la targa commemorativa nella baraccopoli; il palazzo reatino che ospitò Garibaldi

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