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La città di Ostra conferisce la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto

La cerimonia si è tenuta in occasione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze Armate

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Cittadinanza onoraria al Milite Ignoto a Ostra

Un gesto di pace e di rispetto, la più grande celebrazione nazionale che l’Italia vide dal giorno della sua Unità.

In occasione del centenario della tumulazione del Milite Ignoto, i Comuni d’Italia sono stati invitati a concedere a quel soldato ignoto la cittadinanza onoraria, perché appartenga a ogni comunità e sia sentito “uno di noi” ovunque. La Città di Ostra ha conferito la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto, con voto unanime del Consiglio Comunale il 16 giugno 2021, con delibera n.14 e in occasione delle celebrazioni per il 4 novembre 2021, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, ha ricordato con una lapide questo avvenimento.

Il Milite Ignoto fu decorato con la medaglia d’oro al Valor Militare: diventato nostro concittadino, la medaglia è stata appuntata alla bandiera dell’Ass. Naz. Fanti, sez. di Ostra.

Alla fine della prima guerra mondiale, in Italia si contarono oltre un milione e duecentomila morti, tra soldati e civili e più di trentamila non furono mai identificati. In ogni famiglia c’era almeno un caduto da ricordare, ma tante madri non avevano neppure un luogo dove piangere il proprio figlio, disperso nei campi di battaglia. Nacque così il Milite Ignoto, dalla volontà di rendere onore a chi, avendo donato la propria vita per la libertà della Patria, non aveva poi avuto nemmeno il proprio nome su una tomba. Un soldato, scelto tra undici salme di soldati, caduti nei principali campi di battaglia e irriconoscibili, sia per l’identità che per la provenienza, assunse simbolicamente l’identità di ciascuno. Le salme furono ricomposte in undici bare, tutte uguali fra loro, ricoperte dal tricolore e ad una madre, Maria Bergamas, fu affidato il compito di scegliere tra tutte le bare, esposte nella basilica di Aquileia, quella che avrebbe rappresentato tutti i soldati ignoti, caduti in guerra e restituito idealmente a ogni madre il proprio figlio doppiamente perduto.

Maria era originaria di Gradisca d’Isonzo e suo figlio, Antonio, era un maestro elementare, arruolatosi nell’esercito italiano e morto per la libertà di Trieste. La donna passò davanti alle undici bare, avvolta da un velo: di fronte alla decima si accasciò, gridando il nome del figlio. Quella bara affrontò il viaggio da Aquileia a Roma, un viaggio lungo quattro giorni, con centoventi tappe, su un treno atteso e salutato da centinaia di migliaia di italiani, che al passaggio della bara potevano rivolgere un pensiero, una preghiera a quel caduto, che, non appartenendo a nessuno, poteva essere abbracciato da ciascuno come il proprio caro.

Comune di Ostra
Pubblicato Domenica 7 novembre, 2021 
alle ore 14:29
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