Strage della lanterna azzurra di Corinaldo: al via l’udienza bis
Il gup del Tribunale De Palma dovrà decidere sulle richieste della Procura dorica, che con i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai sollecita un processo per 19 imputati
Al via nella giornata del 24 maggio l’udienza bis sulla strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo in cui persero la vita Asia Nasoni, 14 anni, di Senigallia; Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia; Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone; Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia ed Eleonora Girolimini, la mamma di 39 anni, di Senigallia
Il gup del Tribunale di Ancona Francesca De Palma dovrà decidere sulle richieste della Procura dorica, che con i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai sollecita un processo per 19 imputati tra proprietari del locale, gestori , addetti alla sicurezza, tecnici e consulenti, coinvolgendo anche la commissione di vigilanza che diede il nulla osta per i pubblici spettacoli all’ex capannone agricolo.
“Massima collaborazione, doverosa per la verità, costi quello che costi“. Tra gli imputati del procedimento c’è anche il sindaco Matteo Principi come componente della Commissione di vigilanza che nel 2017 diede l’autorizzazione per i pubblici spettacoli all’ex capannone agricolo che non avrebbe neanche ottenuto la variante urbanistica come locale da ballo. Principi oggi era in udienza al quinto piano del Palazzo di giustizia: pesanti i reati, contestati a vario titolo agli imputati, tra cui disastro colposo, cooperazione in omicidio colposo, lesioni e falso.
“La mia presenza è per confermare che ci siamo, – dice prima dell’udienza, affiancato dal proprio legale, l’avv. Marina Magistrelli – come ho detto sin dal primo momento di questa drammatica vicenda: per ritrasmettere la volontà di raggiungere la verità, la massima collaborazione doverosa, costi quello che costi. Con tanta sofferenza e tanto impegno ma mi sembrava giusto esser presente stamattina“. Ulteriore motivo della presenza è “rappresentare la comunità ferita di Corinaldo”.
Il sindaco non chiederà riti alternativi come l’abbreviato o il patteggiamento. “Rito ordinario? Sicuramente – riferisce, come ripreso dall’Ansa- abbiamo tante cose da raccontare per aiutare gli inquirenti a raggiungere la verità, grazie anche al nostro supporto tecnico, in questi periodi abbiamo lavorato, studiato e approfondito“.
In aula ad Ancona per l’udienza preliminare del procedimento ‘bis’ anche l’avv. Mauro Diamantini di Senigallia in ‘doppia veste’ di legale di parte civile e di padre di Filippo, allora 16enne, uno dei 197 feriti di quella sera in cui morirono cinque adolescenti e una 39enne. “Mio figlio nella calca della Lanterna Azzurra, perse i sensi e poi venne tirato fuori da persone che erano lì e si riprese: non riusciva a respirare, pensava di morire“. Il legale, che rappresenta oltre al figlio, altri tre ragazzi parti civili in giudizio, ha ancora davanti agli occhi le scene che si trovò di fronte arrivando in piena notte alla discoteca.
“Fu mio figlio a chiamarmi – racconta all’ANSA a margine dell’udienza – e a chiedermi di andare, diceva di essere caduto in un ‘buco’ e che c’erano stati morti. Non ci credevo – ammette Diamantini -, pensavo a una rissa…“. Solo dopo essere arrivato sul posto, si rese conto della tragedia: “non riuscì neanche ad arrivare vicino alla discoteca – prosegue – c’erano ambulanze, gente che correva, mio figlio con i segni evidenti di asfissia e qualche escoriazione. E’ stato fortunato, probabilmente anche perché abbastanza robusto…”. Dopo il fuggi fuggi il 16enne, che era insieme alla fidanzata e ad altri amici, si trovava sulla rampa, al momento del cedimento di una ringhiera: cadde nella seconda ‘ondata’, altri finirono sopra di lui e perse i sensi; venne tirato fuori e si riprese. Per due giorni rimase ricoverato all’ospedale di Senigallia.
“E’ giusto che chi ha provocato questo venga condannato – conclude l’avv. Diamantini -, a prescindere dal risarcimento che non prenderemo. Giusto che chi ha sbagliato paghi“.
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