“Una festa della Liberazione che sia una nuova ricostruzione sociale”
Così il sindaco di Corinaldo Principi a due giorni dal naufragio nel Mediterraneo di un altro gommone carico di migranti
Un naufragio, l’ennesimo, avvenuto giovedì nel Mediterraneo, al largo della Libia. Un gommone con a bordo 130 persone si è ribaltato due notti fa. Un viaggio della speranza, verso la libertà, in condizioni di mare proibitive. Decine di migranti risultano al momento dispersi e si teme siano tutti annegati. A ridosso del 25 aprile, anniversario della Liberazione.
«Voglio parlare oggi, prima che l’Italia intera festeggi la Liberazione», prende la parola il sindaco di Corinaldo, Matteo Principi. «Voglio dirlo ora, perché certe riflessioni non hanno bisogno di una fascia che diano loro maggiore importanza. Più di cento persone disperse. Sappiamo già che sono stati ritrovati alcuni cadaveri. Fuggivano dalla sofferenza, in cerca di accoglienza in terre più ospitali. È successo ancora. Bambini, donne e uomini, figli, madri e padri sono morti nel mare dell’ignoranza e dell’indifferenza. In assenza di un coordinamento efficace da parte dell’Europa. Questo è un fallimento delle politiche europee: non siamo ancora riusciti a risolvere i problemi in tutti quei paesi in difficoltà, ma neanche a salvare vite e ancora oggi non siamo in grado di evitare queste tragedie, lasciando che privati e società civili svolgano azioni di coordinamento, ricerca e soccorso. Mi hanno colpite le parole trasmesse da Alarm Phone ieri sera, mentre si consumava la tragedia: “Abbiamo parlato con le autorità libiche. Dicono che non usciranno in mare a causa del meteo. Le autorità di Ue e Libia stanno lasciando morire le persone! Tutto il giorno abbiamo chiesto un intervento, ma hanno rifiutato”. È il fallimento anche del nostro paese.»
Continua: «Se domani indossiamo la fascia e facciamo le foto davanti ai monumenti dimenticandoci di cosa accade oggi, bè, non ci sto. Non possiamo rimanere fermi, come se nulla fosse. Il 25 aprile si festeggia il tema dell’appartenenza. Della resistenza. Resistenza a un sistema che non funzionava più. Oggi si onorano quelle persone che hanno iniziato ad alzare la testa, a lottare per far valere i diritti fondamentali di ogni essere umano, l’uguaglianza su tutti. Occorre mantenere viva quotidianamente la cultura dei partigiani e della resistenza. Dicono che le rivoluzioni partano dal basso ed io come sindaco di una piccola comunità come quella corinaldese voglio prendermi le mie responsabilità.»
Gli articoli della Costituzione italiana garantiscono l’esercizio dei fondamentali diritti delle persone, fra questi quello d’asilo che però, ancora troppo spesso è negato a chi proviene dalle zone emarginate del mondo, dimenticati dall’Europa e trattati con disumanità. «Dovremmo sempre ricordarci di rispettare i diritti individuali e sostenere chi soffre.»
Principi conclude: «Un 25 aprile che inizi davvero ad essere libertà, partecipazione e solidarietà. Una festa della Liberazione che sia una nuova ricostruzione sociale. Il 25 aprile è di tutti. Di tutte quelle persone che ogni giorno sono partecipi nel portare avanti certi valori e culture. Il 25 aprile ci ricorda che la democrazia è per tutti la possibilità di essere protagonisti dell’oggi e del domani.»
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