I garibaldini commemorano a Barbara patrioti e volontari
"Si scopron le tombe si levano i morti, i martiri nostri son tutti risorti"
Si scopron le tombe si levano i morti, i martiri nostri son tutti risorti.
Nello spirito di questi versi dell’Inno di Garibaldi – creati dal poeta Luigi Mercantini, nato nell’ascolana Ripatransone, da padre cagliese, e insegnante a Senigallia -, il Gruppo Pierluigi Mastrucci di Barbara dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini – Sezione di Castelbellino ha dato avvio domenica 8 novembre all’annuale ricordo di patrioti e volontari di particolare rilevanza locale.
In occasione della commemorazione dei Defunti e del 4 novembre 1918 – vittoriosa conclusione per l’Italia del primo conflitto mondiale e delle guerre per l’indipendenza nazionale -, il responsabile del Gruppo, Raniero Serrani, ha deposto una rosa in alcune tombe dei cimiteri di Barbara, Serra de’ Conti e Arcevia, selezionate in rappresentanza di tanti altri valorosi, che hanno sacrificato le loro esistenze per gli ideali di volontariato, solidarietà e patriottismo internazionalistico, propri del garibaldinismo.
Dopo un breve ricordo del presidente della sezione, Ettore Baldetti, si è quindi proceduto a svolgere il sobrio cerimoniale, accompagnati dalla bandiera tricolore dell’Associazione, partendo, in ordine cronologico, da Sebastiano Maggioli, unico volontario barbarese della I Guerra d’Indipendenza, nel 1848, rappresentato nella foto funebre con la personale divisa da cacciatore, simile a quella vestita durante la campagna pontificia nel Veneto, contraddistinta unicamente da una croce, da cui l’appellativo di crociati conferito a quei soldati.
Si è poi passati agli amici e coetanei Angelo Vannini e Giosuè Pasqualini, combattenti nel Quadrato di Villafranca della III Guerra d’Indipendenza, nel 1866, ed arruolati nel 1° Reggimento di fanteria della Brigata del Re, aggregata alla Divisione di Nino Bixio, ex luogotenente del generale Garibaldi, che riuscì con successo a soccorrere il principe ereditario Umberto di Savoia, accerchiato dalla cavalleria austriaca.
Di particolare interesse, nel 150° anniversario dell’annessione di Roma al Regno d’Italia, è stata quindi la visita alla cappella che ospita Domenico Severini, volontario garibaldino per la liberazione del Lazio, nel 1867, e prozio del compianto vicecampione del mondo di ciclocross Americo Severini, che lasciò la futura moglie la notte prima delle nozze per seguire Garibaldi fino all’onorevole sconfitta di Mentana.
Al cosiddetto secondo Risorgimento appartiene invece Primo Fraboni, martire della Guerra di Liberazione a Montefortino di Arcevia, il 4 maggio 1944, dove venne catturato e barbaramente ucciso insieme ad altri 10 partigiani, durante la retata punitiva tedesca, che portò all’eccidio di Monte S. Angelo di Arcevia e alle fucilazioni del giorno successivo.
A Serra de’ Conti si è reso omaggio a Pierluigi Mastrucci, generosamente dedito al volontariato malgrado le avverse vicissitudini personali, alla cui memoria sono dedicati il nome del gruppo barbarese e i significativi versi del consocio Alberto Cingolani: una vita di concreti traguardi, una vita di sincere virtù, di dogmi personali, un uomo senza lacci.
Si è infine concluso il viaggio nel passato ad Arcevia, con Marino Patrignani, medaglia d’argento della Resistenza e responsabile del gruppo dei partigiani di Barbara, morto eroicamente nella suddetta pubblica esecuzione del 5 maggio 1944, dopo essere stato catturato nel tentativo di portare aiuto ai suoi colleghi arceviesi già accerchiati e avere scagliato gli scarponi, al momento della fucilazione, contro il plotone tedesco al grido di Viva l’Italia.
Nelle foto, nell’ordine: la visita alle tombe di Giosuè Pasqualini, Domenico Severini, Primo Fraboni, Pierluigi Mastrucci e Marino Patrignani.
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