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Fdi valli Misa-Nevola: “Si applichi la legge, solo ticket per le visite a pagamento”

Le esasperanti liste di attesa e l'escamotage delle liste bloccate

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Sandra Amato e Nicola Peverelli - Fratelli d'Italia

Cittadini esasperati dalle lunghe liste d’attesa e costretti a sostenere visite mediche a pagamento. Tutto questo non è accettabile!

Un problema strutturale quello delle liste d’attesa che il candidato governatore Francesco Acquaroli si è impegnato a risolvere, mediante l’elaborazione di un piano straordinario di abbattimento delle liste, e sul quale è giusto e doveroso che, in caso di inefficienza del sistema, non siano i cittadini a doverne fare le spese.

Difatti, la prestazione sanitaria non erogata, secondo la classe di priorità, entro determinati termini dà diritto a ricorrere a prestazioni libero-professionali sostenendo solo il costo del ticket.

Spesso liste d’attesa lunghissime  costringono i cittadini che hanno necessità di sottoporsi ad esami di laboratorio, a esami di diagnostica strumentale o a interventi chirurgici non urgenti a ricorrere a strutture private, con notevole aggravio di costi.

Il programma straordinario per l’abbattimento delle liste d’attesa, nella misura in cui prevede l’erogazione di prestazioni, al costo del solo ticket, in intramoenia o anche interamente private qualora la prenotazione abbia tempi superiori ai limiti vigenti, è da considerarsi un obiettivo intermedio di breve periodo a fronte dell’obiettivo principale, di medio –lungo termine, consistente nel ripristino di un’organizzazione fluida e con tempi d’attesa adeguati della rete sanitaria regionale pubblica.

Il decreto legislativo del 1998, precisamente il numero 124, pone una disciplina ben articolata in materia di liste d’attesa.

Nello specifico, il comma 10 dell’articolo 3 sancisce che le Regioni sono tenute a disciplinare i criteri secondo i quali i direttori generali delle aziende unità sanitarie locali e ospedaliere devono determinare i tempi massimi che possono intercorrere tra la data in cui una prestazione viene richiesta e quella in cui la stessa è erogata. Tale termine non solo dovrebbe soggiacere a un’adeguata pubblicità ma andrebbe anche comunicato all’assistito al momento in cui questi presenta la domanda della prestazione.

L’ articolo 3 prevede la possibilità per l’assistito di chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria nel caso in cui l’attesa si prolunghi oltre il predetto limite massimo.

In ultima istanza, deve ritenersi possibile ricorrere anche a prestazioni interamente private come tutela rispetto all’inadempienza dell’amministratore.

In entrambi i casi, la differenza di costi è posta a carico dell’azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione. Il cittadino si fa carico, invece, del solo costo del ticket.

Per ovviare a tale “dovere”, accade talvolta che si ricorra ad un illegittimo escamotage: quello di bloccare le liste d’attesa, non accettando le prenotazioni dei cittadini che vengono poste nella condizione di “attesa di entrare nella lista di attesa”.

Oppure, al cittadino viene comunicata la data della prima visita disponibile solo verbalmente e, in tal caso, sarà sfornito della prova richiesta per rivolgersi al privato a spese dell’azienda sanitaria. Il CUP dovrà, quindi, comunicare per iscritto la data della visita richiesta. Si vada in questa direzione, nel nome del diritto alla sanità pubblica e della trasparenza amministrativa!

Una lista d’attesa bloccata genera un danno al paziente e rappresenta uno dei casi che danno diritto ad usufruire delle prestazioni in regime intramoenia o, in subordine, in regime privato pagando il solo costo del ticket e ponendo la differenza a carico della ASL.

Nicola Peverelli – Coordinatore
Sandra Amato – Responsabile Imprese e Associazioni di categoria
Monia Frulla – Responsabile Cultura e Scuola
Enrico Montesi – Responsabile Sanità

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