Strage di Corinaldo, chi erano i componenti della gang
“Soggetti privi di ogni scrupolo morale con una elevatissima pericolosità sociale”
“Soggetti privi di ogni scrupolo morale con una elevatissima pericolosità sociale” questa la
motivazione delle sette ordinanze di custodia cautelare chieste dalla Procura per i sei rapinatori delle discoteche e il loro ricettatore di fiducia che il giudice preliminare del Tribunale di Ancona ha messo nero su bianco nonostante si tratti di ragazzi sui vent’anni.
Ad incastrare la gang sono state centinaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, registrate dai carabinieri del Reparto operativo di Ancona nei cinque mesi in cui hanno seguito come ombre le mosse del commando della Bassa Modenese indagando sulla strage della Lanterna Azzurra.
Si tratta di Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone, Badr Amouiyah e Sohuibab Haddada. Sarebbe stato Di Puorto a perdere la bomboletta spray nella concitazione, è questo l’elemento che ha permesso agli inquirenti di risalire al suo DNA e alla gang.
I sei giovani modenesi sono accusati di omicidio preterintenzionale plurimo e lesioni dolose e colpose per i sei morti e i quasi 200 feriti dell’8 dicembre scorso alla Lanterna Azzurra di Corinaldo, ma l’arresto è scattato anche per il reato di associazione per delinquere finalizzata a furti con strappo (accusa che coinvolge anche il ricettatore) perché avrebbero commesso un numero imprecisato di rapine ancora da ricostruire, ben 11 dopo il raid di Corinaldo, quando i carabinieri già li spiavano. “Si tratta dunque di persone – afferma il Gip – dedite in maniera stabile, professionale e costante al compimento di condotte predatorie di ogni tipo. Per frequenza e serialità le azioni delittuose poste in essere esprimono in maniera inequivocabile un sistema di vita polarizzato, esclusivamente o quasi, sulla commissione di reati”.
Nei giorni successivi alla notte del concerto, gli arrestati parlano tra loro di quanto accaduto: “Siamo andati a una festa fra e son morte 6 persone… E noi potevamo restare lì, o io o (…) o … Vecchio, spray, iniziava a tossire fra, la gente che urlava, la gente che iniziava a cadere, io ho saltato tre persone fra, ho passato certe cose fra…“. Ma l’accaduto non ha modificato il loro modo di agire, tanto che nei mesi seguenti hanno continuato a mettere a segno i loro colpi: “Eh… era quel periodo lì … queste le usavamo sempre. Era il periodo che…Gaaasss…Era il periodo che…gas, gas, gas… andavamo avanti a sgasare. Io le facevo… per riuscire anche a non pagare fra, lo usavamo anche per non pagare. Mamma mia fra ci aveva preso la mano!…Ti ricordi a Firenze, in Toscana, entravi…eri il maestro dello spray“.
Nel dettaglio a dare la misura della pericolosità del gruppo i numerosi dialoghi dove emerge la volontà di armarsi ed alzare ulteriormente l’asticella dei crimini: “Io gli sparo anche fra’, se non mi dà la collana”, si sente dire in una conversazione a tre tra Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone e E.A., il settimo componente della banda morto ad aprile in un incidente stradale, in cui si progetta la rapina di una collana di un certo valore. “Se vuoi fare la rapina fra’ – si sente una voce attribuita a Mormone – ti dico dove farla, a Castello c’è un bel negozio di un cinese ha una 22 k”. Un altro, il ragazzo poi morto, propone secondo gli investigatori, “di utilizzare un’arma da fuoco per colpire alle ginocchia”. “Io gli sparo anche fra’, se non mi dà la collana – dice – nelle ginocchia fra’, non fa i morti nelle ginocchia”. “Ma tu sei stupido vedi – risponde Mormone – non gli devi né sparare né un c… perché tu arrivi lì con la pistola, lui pensa che tu vuoi la cassa, tu non parli né niente bom! Gliela stacchi, non gli devi dire dammela, gliela stacchi perché lui pensa subito alla cassa, non pensa alla collana”.
E ancora, ad Andrea Cavallari prudono le mani, rimpiange i tempi in cui girava armato: “Ti giuro io prima giravo armato a buco… dentro la macchina c’era…una mazza da baseball, un piede di porco, io addosso avevo spray e taser”. Ma quelle armi improprie non gli bastavano: “Mi ero ingrippato che volevo prendere la pistola infatti adesso, la pistola è bella, prendi una… la lasci lì, se sai quello che hai in tasca lo lasci lì per terra che non si muove più sicuro”.
L’argomento centrale di ogni loro discorso, come sottolinea il gip, “è quasi sempre costituito dalla rievocazione di furti commessi, dalla preparazione di nuove azioni delittuose, dal commento sull’operato di bande rivali ovvero dai problemi legati alla ricettazione e al riparo di spese e proventi”.
I sei ragazzi sono divenuti rapinatori seriali, secondo l’indagine dei pubblici ministeri Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, per potersi permettere vacanze, droga e vestiti firmati. “Fra’ ci piacciono i soldi…a me piacciono i soldi”, ripete Mormone come un mantra, imitato da Di Puorto: “e a me soldi e adrenalina….mi piace sentire uno che viene inc…”. Stesso leitmotiv anche per Sohuibab Haddada e Andrea Cavallari: “Facciamo i soldi cazzo…facciamo qualche serata così, minchia nasi rotti… bum! – dice il giovane di origini marocchine – vedevo il naso…sentivo trick e vado via…e nell’occhio a quella distanza, sss (fa il sibilo dello spray) nell’occhio…te lo giuro su mia madre”.
E’ attesa per la giornata del 5 agosto la convalida dell’arresto.
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