Una pregevole cornice d’altare in pietra a Loretello di Arcevia
"Urgente il suo recupero"
A Loretello di Arcevia agli inizi del ‘600 nel generale clima di effervescenza religiosa della Controriforma riscuoteva grande devozione una immagine della Madonna conservata in una edicola sacra sotto le mura del castello denominata Maestà della Madonna del Fosso.
Crescendo la devozione popolare, dopo la metà del secolo per iniziativa congiunta della comunità e di un privato al suo posto venne edificata una chiesa con la stessa denominazione, senza molte pretese architettoniche; ma al suo interno per contenere l’immagine della Vergine fu fatta fare una bellissima cornice in pie-tra arenaria dagli scalpellini di sant’Ippolito.
Dopo l’Unità d’Italia il beneficio annesso alla chiesa venne soppresso e venduto e la chiesa fu chiusa al culto e destinata ad uso privato e tale è rimasta fino ad una decina di anni fa, quando è crollato il tetto. Sulla parete di fondo è stata riscoperta però la bella cornice d’altare, di cui si era per-sa memoria, anche se in condizioni di conservazione precarie e a rischio di distacco.
Nonostante le buone intenzioni, a causa del costo non irrilevante dell’operazione, la parrocchia non ha potuto finora procedere all’opera di recupero di questo manufatto artistico. A questo punto la sua salvezza non può che essere affidata ad una sinergia dei soggetti pubblici interessati, quali la Soprintendenza delle Marche, la diocesi di Fano e Fossombrone, la parrocchia di Palazzo e il comune di Arcevia, i soli che possano mettere in atto un progetto unitario per la salvaguardia di questa testimonianza artistica.
La cornice è attualmente protetta sommariamente e resta collocata all’interno dei i muri perimetrali, messi in sicurezza da un sistema di tiranti. Ma non si sa quanto a lungo potrà resistere alle sollecitazioni delle intemperie. La soluzione più ragionevole e opportuna sarebbe il suo distacco e trasferimento nella chiesa parrocchiale, dove potrebbe anche ospitare di nuovo la tela per cui era stata realizzata.
Dell’edificio originario della chiesa invece, restano, come si è detto, i muri esterni, che restituiscono l’immagine di una costruzione a capanna priva di ornamenti e senza alcun valore architettonico. Il rudere costituisce un ostacolo alla piena visibilità delle mura quattrocentesche del castello, che è il valore principale da salvaguardare e valorizzare. Perciò, considerata l’improponibilità di un suo recupero a fini di culto, non resta che auspicarne la definitiva demolizione, prima che se ne incarichi il tempo, con il vantaggio di guadagnare un ampio spazio da utilizzare per una migliore fruizione del piccolo e unico centro storico.
di Prof. Virginio Villani
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