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“Ma quale paura di Senigallia? Un vantaggio per Serra de’ Conti stare assieme”

La maggioranza contro l'opposizione: "qualche consigliere ha cambiato idea, sintomi di trasformismo?"

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Un momento del festival Nottenera (edizione 2015 _ Foto di Renato Gasperini) a Serra de' Conti

Le osservazioni avanzate dalle minoranze di Serra de’ Conti in merito alla costituzione dell’Unione “Terre della Marca Senone” appaiono incerte e confuse, tenuto conto che anni fà era stata da loro avanzata una proposta di aggregazione per la stessa area, ipotesi che hanno ribadito di aver trasmesso ai Comuni.

Inoltre, quanto a Montecarotto c’è stato un incontro caldeggiato dalla loro minoranza, ma com’è ben noto, quel Comune ha aderito ad un’altra Unione, per propria autonoma scelta, quindi si tratta di un’osservazione di fatto incomprensibile.

Quanto all’informazione, sull’argomento delle collaborazioni sono stati organizzati a Serra de’ Conti due convegni negli anni scorsi e, in data 28 dicembre 2016, il Consiglio comunale ha approvato, con una sola astensione, un documento di indirizzi sulla costituzione di una Unione tra i Comuni del nostro ambito territoriale, proprio allo scopo di approfondire la riflessione su questo argomento. Evidentemente alcuni consiglieri hanno cambiato idea, sintomi di “trasformismo”?

Per i possibili benefici del collaborare, limitiamoci ad un esempio documentato: tutti i Comuni, e quindi i cittadini, hanno beneficiato di oltre 5,6 milioni di € in più, negli ultimi tre anni, per il settore sociale. Risorse ottenute grazie all’accesso a fondi nazionali e regionali cui i piccoli comuni, da soli, non avrebbero avuto la forza di accedere. Quindi, piuttosto che avere “paura di Senigallia”, dovremmo guardare con concretezza ai vantaggi reciproci dello stare insieme e rapportarci apertamente al Comune Capofila del territorio, peraltro in perfetta analogia a quanto accadrebbe nell’ambito di un consorzio o azienda speciale. Non cambierebbe proprio nulla.

La proposta che hanno suggerito di rilanciare il Cogesco come “azienda speciale” è praticabile soltanto per il settore socio-assistenziale poiché non è consentita, per espresso divieto di legge, la gestione associata delle funzioni amministrative (es. polizia municipale, ragioneria, informatica, urbanistica, suap, sue, ecc.) con quella forma giuridica. Quindi si tratta di una proposta contraddittoria rispetto all’esigenza strategica di governo del territorio per stimolare lo sviluppo economico e sociale, cioè per realizzare quella “programmazione politica” anche da loro auspicata.

Relativamente al personale, la prospettiva dell’Unione è basata su uno “studio di fattibilità” e uno “statuto”, redatti da funzionari, già alle dipendenze dei Comuni, che hanno lavorato senza alcun compenso e la cui futura collaborazione è da ritenere auspicabile per il livello di professionalità loro proprio. Insinuare che faranno il “doppio lavoro” visto che la legge non lo permette e che per le unioni sono espressamente vietate maggiori spese di gestione, appare solo una provocazione.

Sappiamo bene che il ruolo di “minoranza” è piuttosto facile, specialmente in questo momento storico, non dovendo dimostrare nulla di concreto. Tuttavia, abbiamo la netta impressione di mancato approfondimento degli argomenti e di una polemica volutamente superficiale: un gioco di schieramento che si guarda bene da una seria assunzione di responsabilità.

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