Ricordo morti fascisti di Ostra, il caso arriva in Parlamento
Interrogazione di Sinistra Italiana sull'episodio e sul comportamento del sindaco Storoni, presente senza fascia
“Il Comune di Ostra è turbato dal tentativo di equiparare i martiri della Resistenza a cinque fascisti, in un’improbabile quanto inaccettabile tentativo di riconciliazione postuma”.
Il caso sollevato dall’HuffPostdel sindaco Pd di Ostra alla commemorazione di cinque spie nazifasciste di fronte alla lapide dedicata a tre martiri partigiani arriva in Parlamento. Il deputato di Sinistra Italiana Giovanni Paglia ha depositato un’interrogazione al ministro dell’Interno Marco Minniti, alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la sosta estiva.
Prima un riassunto dei fatti avvenuti nel piccolo paese di settemila abitanti in provincia di Ancona. Il 6 febbraio 1944 ufficiali tedeschi delle SS rastrellarono tutto il territorio di Ostra alla ricerca di componenti del Gap locale (piccolo gruppo di partigiani comunisti). Ne vennero identificati tre, Alessandro Maggini, Amedeo Galassi e Pietro Brutti: dopo un processo sommario furono fucilati davanti al muro di cinta del paese. Pochi mesi dopo, l’11 luglio i partigiani del Cln di Ancona catturarono e uccisero cinque fascisti per aver collaborato con le SS nell’individuazione dei tre partigiani, poi giustiziati (uno avrebbe fatto parte del plotone di esecuzione del 6 febbraio, riporta l’Archivio delle stragi nazifasciste).
A distanza di settantatré anni le cinque spie vengono ancora commemorate, ogni anno. Anche il 9 luglio scorso, come ha raccontato all’HuffPost Alessandra Maltoni, nipote del partigiano combattente Maggini, un gruppo di “nostalgici, amici e parenti di repubblichini di Salò” si è ritrovato nel luogo dell’uccisione delle cinque spie accusate di aver collaborato con i nazisti per onorarne la memoria. Alla com
memorazione, avvenuta di fronte alla lapide dei tre partigiani, anche il sindaco Pd di Ostra Andrea Storoni (senza fascia tricolore) e il parroco del paese don Umberto Gasperini (che aveva anche affisso un volantino sul sagrato della chiesa per invitare i fedeli alla partecipazione). Tra le cinque vittime della rappresaglia partigiana c’è infatti il priore di Santa Maria, don Pettinelli, che, riporta l’archivio storico delle stragi nazifasciste, “aveva approvato la condanna a morte dei partigiani ‘in virtù della sua incondizionata adesione al fascismo e quindi ai bandi tedeschi’, e più volte si era vantato di essere ‘nero come la tonaca che indosso'”.
La presenza del primo cittadino, eletto con una lista civica ma iscritto al Partito Democratico, è stata avallata dal partito durante una riunione del circolo locale. In una lettera inviata dal coordinatore dem di Ostra a un militante che stupito chiedeva spiegazioni, si legge infatti che “il Circolo Pd di Ostra ha condiviso la presenza del Sindaco a quell’incontro proprio perché è stato invitato e ha partecipato a titolo personale”.
I familiari dei partigiani, che già tre anni fa riuscirono a impedire che venisse eretto un manufatto in memoria dei cinque repubblichini come richiesto dal parroco don Umberto, ogni anno si ritrovano a denunciare “l’infame oltraggio alla memoria” che ogni anno si ripete. In una lettera pubblicata su Facebook e inviata all’HuffPost il sindaco Storoni ha scritto che “nessuna iniziativa fascista si è svolta”, ma si sono dette alcune preghiere e “abbiamo ridotto la nostra distanza reciproca in termini di umana pietà nei confronti delle vittime della violenza che ha caratterizzato un frangente dolorosissimo della nostra storia”.
Ecco il testo dell’interrogazione di Sinistra Italiana al ministro dell’Interno.
Premesso che
Il 6 febbraio 1944 a Ostra (AN) vengono assassinati dai nazifascisti i partigiani Alessandro Maggini, Amedeo Galassi e Pietro Brutti.
La fucilazione avviene dopo un rastrellamento e grazie alla denuncia di un gruppo di fascisti, che individua nei tre gli organizzatori della locale attività della Resistenza.
L’11 luglio 1944 ad essere giustiziati dai partigiani sono 5 fascisti, ritenuti i responsabili della delazione che aveva portato al precedente eccidio.
Si tratta di Monti Armeno, capitano della GNR, Nardi Cristianzano, fondatore ed esponente del fascio di Ostra, Faustina Marcellini, segretaria della sezione femminile del fascio, Allegrezza Licurgo, “camicia nera” di Senigallia, don Nazareno Pettinelli, che aveva approvato la condanna a morte dei partigiani, “in virtù della sua incondizionata adesione al fascismo e quindi ai bandi tedeschi”.
Negli ultimi anni, il Comune di Ostra è turbato dal tentativo di equiparare i martiri della Resistenza ai cinque fascisti, in un’improbabile quanto inaccettabile tentativo di riconciliazione postuma.
Dopo il tentativo respinto di erigere una lapide pubblica in ricordo dei cinque fascisti, proprio di fronte al monumento che ricorda i partigiani uccisi, si deve infatti assistere alla pubblica celebrazione dell’anniversario della morte dei repubblichini, con tanto di ostentazione di improvvisati monumenti funebri.
Proprio l’iconografia di tale monumento richiama peraltro evidentemente la cultura del neofascismo e rende evidente quanto sia impossibile distinguere il ricordo funebre e la celebrazione nostalgica e politica.
D’altra parte si è registrata in anni passati la presenza evidente ed organizzata di gruppi della destra neofascista.
A essere particolarmente inaccettabile è stata inoltre la presenza nell’agosto di quest’anno del Sindaco di Ostra, quasi a voler dare valenza istituzionale ad una cerimonia contraria allo spirito Costituzionale.
Tutto questo si inserisce in un contesto in cui l’estremismo di estrema destra si fa costantemente più aggressivo, in parallelo alla svalutazione della memoria e della storia.
Chiede
Se fosse a conoscenza dei fatti sovraesposti.
Se e come intenda intervenire per evitare che in futuro possano riproporsi, al fine di evitare indebite e inaccettabili equiparazioni fra chi combatté per la libertà del nostro paese e i nemici dell’umanità intera.
Durante la guerra tutti ne hanno combinate di tutti i colori, ora basta!
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