“I Carabinieri avrebbero dovuto sparare in aria o chiedere rinforzi”
Le motivazioni della sentenza di condanna per la sparatoria di Ostra Vetere che costò la vita a uno dei ladri
Sparare ai ladri in fuga può costare caro, soprattutto se non si è a rischio per la propria o l’atrui incolumità. Lo hanno capito in tanti dopo la vicenda di Ostra Vetere del 1° febbraio di due anni fa, quando un carabiniere sparò verso le gomme di una macchina in fuga con a bordo i ladri ferendone mortalmente uno. Ma soprattutto lo capiranno ancora altre persone grazie alle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti del carabiniere emessa dal Gup del tribunale dorico che sono state rese note proprio in questi giorni.
Due anni fa avvenne la serie di furti in abitazione tra Castelleone di Suasa e Ostra Vetere che portò i militari dell’Arma sulle tracce di un suv Mercedes bianco. Quando, durante l’ennesimo colpo, i militari raggiunsero l’auto e vi si avvicinarono per un controllo, i ladri accelerarono per tentare la disperata fuga dall’arresto.
Fu allora che i militari spararono alcuni colpi di pistola: uno di questi proiettili, seppur mirato alle gomme del mezzo, rimbalzò sull’asfalto per finire contro il lunotto posteriore. Uno dei ladri venne ferito gravemente e, dopo poco, l’auto con il corpo a bordo venne abbandonata. Immediato il soccorso all’albanese 24enne Korab Xheta che, nonostante le cure, morì poi all’ospedale di Torrette il 5 febbraio 2015.
L’iter processuale si concluse il 7 novembre 2016 con la condanna a un anno di reclusione (pena sospesa) per il carabiniere 41enne Mirco Basconi per omicidio colposo per l’eccesso nell’utilizzo dell’arma di servizio. Il 41enne potrebbe essere condannato anche al risarcimento dei familiari del ladro: due milioni e mezzo la cifra richiesta attraverso i legali.
La sentenza è stata motivata con la sproporzionalità della reazione dei Carabinieri alla fuga dei malviventi: dato che, spiega il giudice Francesca Zagoreo, i ladri non avevano mostrato armi; considerato che erano in fuga e non vi era più pericolo per gli stessi militari a fianco o dietro il mezzo; visto che la strada era deserta e che quindi non costituivano pericolo nemmeno per gli utenti della strada, dovevano essere prese altre decisioni. “Bilanciando gli interessi contrapposti in relazione alla situazione specifica“. In poche parole, i Carabinieri avrebbero dovuto – spiega ancora il giudice – sparare in aria a solo scopo intimidatorio, inseguire i ladri e chiamare i rinforzi.
La difesa (avvocati Mario e Alessandro Scaloni) hanno già annunciato il ricorso in Appello: secondo loro, l’assistito avrebbe agito da manuale e la situazione non sarebbe stata quella dipinta dal gup nel rito abbreviato. I ladri che avevano colpito già altre tre volte nell’area, erano ripartiti improvvisamente rischiando di travolgere i due militari. Senza contare che nella zona si svolgeva una festa paesana. Quindi una situazione di rischio non cessato a cui il militare tentò di porre fine con quattro colpi, due dei quali centrarono le ruote, uno la marmitta e uno l’asfalto, rimbalzando accidentalmente verso il ladro.
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