La liberazione di Trecastelli tra racconti e memorie
Riscoperta la figura del falegname e partigiano Giuseppe Grossi - VIDEO
La mattina del 9 agosto 1944 presso le località di via Montesaltello e via Martuccia le truppe alleate provenienti da Ripe attaccano le posizioni tedesche attestate sul crinale. Il cruento scontro è l’avvio della battaglia del Cesano.
Secondo Nazzareno Gianfranceschi, autore del volume “Monterado – storia di un paese“, la sera stessa le truppe occupanti lasciano il centro abitato, all’alba della mattina successiva, il 10 agosto, i polacchi entrano in paese. Questo episodio completa il processo di liberazione del territorio di Trecastelli, iniziato la mattina del 4 agosto quando i polacchi entrano a Ripe facendosi strada tra i tronchi degli alberi di quello che oggi è viale Umberto I, abbattuti dai tedeschi in ritirata e lasciati in mezzo alla strada per rallentare l’arrivo degli alleati.
La riscoperta della figura di Giuseppe Grossi ucciso pochi mesi prima in piazza a Ripe fa parte di un percorso che ha preso avvio due anni fa, con un incontro tra cittadini, avvenuto proprio nei luoghi della battaglia il mattino presto, quando la battaglia stessa ha avuto inizio.
In quell’occasione la signora Amanda Montesi ci racconta: “Era circa mezzanotte, io ero bambina, sentiamo le cannonate, scappiamo e ci rifugiamo insieme alla mia famiglia in aperta campagna, a casa di parenti, pensando di essere più al sicuro, io carico sulle spalle mia sorella, attraversavamo un campo, l’erba era alta quasi quanto me“. Giuseppe Grossi, falegname e partigiano, quasi dimenticato per anni, tranne pochi documentati studi, trucidato in un agguato in piazza Leopardi due mesi prima della liberazione: grazie alla collaborazione della sua famiglia e a nostre ricerche di archivio, ma soprattutto grazie alle testimonianze di tanti che abbiamo incontrato, è stato possibile ricostruire la sua vicenda e giungere, in occasione dello scorso anniversario della Liberazione, con la collaborazione del sergente maggiore Joselito Scipioni dell’ANPI e dell’amministrazione comunale, al conferimento di una medaglia alla memoria con una cerimonia in municipio. In questi giorni tutti i comuni del nostro territorio organizzano iniziative legate alla liberazione, ci è sembrato doveroso fare luce anche su questo specifico territorio.
I figli di Giuseppe Grossi, Olimpio e Libero sono stati anch’essi protagonisti di quella stagione storica. I due, giovanissimi all’epoca dei fatti, entrambi esponenti del Gap locale, hanno dato il loro contribuito alla lotta mettendo a rischio le proprie vite. Il giorno stesso dell’uccisione del loro padre Giuseppe, in fuga per non essere uccisi verso Montemaggiore, decidono, forse con un pizzico di incoscienza degli anni giovanili, di uscire dal ruolo di fuggiaschi, catturano così un soldato tedesco, consegnandolo poi al vicino comando partigiano.
Olimpio Grossi, tornato negli anni ’50 dall’Australia dove era emigrato per lavoro, dopo anni lontano dai luoghi dove è nato e vissuto, una delle prime cose che fa è portare la figlia a Monte Sant’Angelo sulle macerie della casa Mazzarini. Libero Grossi ci ha raccontato dei suoi viaggi a Montefortino e ci ha descritto i luoghi dove il babbo e il fratello si nascondevano, i sentieri percorsi dai partigiani che conducevano fino al monte Sant’Angelo e alcuni fatti delle vicende ripesi di quei mesi. Ha sempre ribadito di aver avuto un ruolo marginale, ma a quell’epoca bastava poco per essere indagato e ucciso.
Abbiamo una serie di contatti con altre figure del territorio coinvolte in questa vicenda, preziose memorie che vanno salvate per impedire il loro definitivo oblio; con anche l’intento di coinvolgere attivamente i cittadini, ma soprattutto i giovani, utilizzando in modo attivo i diversi linguaggi, sia tradizionali che multimediali.
Tanti episodi che si intrecciano con storie di vita, di lavoro, di viaggi, di emigrazione, di feste paesane, storie che la nostra associazione intende valorizzare in chiave di dialogo tra generazioni con una azione che intende toccare i comuni del comprensorio, partendo dai valori della pace e della democrazia scritti nella nostra Costituzione repubblicana, che è una delle più belle eredità di quel periodo che ci sembra così lontano.
da Associazione Ge. St. O.
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