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Mensa unica, il comitato: “non c’è dialogo, decisione politica irremovibile”

Il sindaco di Trecastelli nel ciclone: "Chi avrebbe votato un sindaco per tagliare ciò che è già eccellente?"

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La protesta per il progetto di mensa unica a Trecastelli

Il sindaco sig. Faustino Conigli ha recentemente contestato al comitato “no mensa unica” l’animosità espressa contro la decisione di istituire il centro unico di cottura, sopprimendo le quattro cucine esistenti nelle scuole d’infanzia, come da delibera n. 33 del 1/6/2016 immediatamente esecutiva.

Un certo grado di animosità è nient’altro che la naturale conseguenza della decisione imposta dall’alto, che i genitori hanno dovuto subire su una questione così centrale e importante.
Difatti siamo venuti a sapere di tale grave decisione solo successivamente alla sua approvazione, mentre alcuni di noi genitori, già in data 7 maggio, inviavamo una lettera di diffida in comune per chiedere delucidazioni.
Lo stesso dicasi per tutti i cittadini di Trecastelli sicuramente interessati a sapere che il loro Comune spenderà non meno di 402.000 euro per la riqualificazione di un immobile comunale (ex Sesto Senso a Monterado) che verrà adibito a centro unico di cottura e dato in gestione ad una società privata che confezionerà circa 350 pasti al giorno, contro i 150 attualmente necessari alle scuole.

La contestata animosità è per noi del Comitato, invece, determinazione a dare alla cittadinanza una corretta informazione circa il fatto che la qualità dell’attuale servizio mensa è già eccelsa e non ulteriormente migliorabile, poiché vengono utilizzati prodotti biologici, a km zero ed il pesce dell’Adriatico (con il progetto Pappa fish) e vengono anche soddisfatte tutte le richieste di diete speciali; nessuna nuova normativa igienico sanitaria impone nuove metodologie di controllo; nessun risparmio economico sembra essere ipotizzabile visto che si spenderà non meno di € 402.000 € per la riqualificazione di un immobile e dovrà provvedere alla manutenzione delle 4 cucine esistenti, necessarie, comunque, per l’impiattamento, il lavaggio e la merenda.

Allora ci si chiede perché cambiare in nome di una maggiore qualità che verrà delegata ad una società privata, che, come è logico, perseguirà il massimo profitto? Perchè “industrializzare” il cibo che daremo ai nostri figli di età compresa dai 3 ai 5-6 anni e non provare a trovare strade alternative per mantenere la nostra eccellenza? Perché accontentarsi di futuri controlli comunali e dell’ASUR quando possiamo mantenere sotto il nostro diretto controllo il servizio mensa? Anche il Comune di Macerata ha deciso di mantenere 13 cucine ed usa prodotti bio al 70% con un costo a pasto di € 3,00/3,15.

Il Comitato non può accontentarsi di inserire qualche membro nella futura Commissione Mensa (peraltro di dubbi e residuali poteri); inoltre, l’amministrazione comunale ha rifiutato l’autorizzazione ad accedere ai locali mense per periziarli e poter così confutare lo studio di fattibilità allegato alla delibera n. 33/16 che riporta cifre a caso; ha negato, altresì, l’autorizzazione ad occupare il suolo alla festa di Ripe per informare i cittadini della questione.
Resta una decisione arbitraria ed antidemocratica. Pertanto ci chiediamo: quali cittadini avrebbero votato un sindaco che nel suo programma di governo avrebbe previsto questo taglio travestito da miglioramento di quel che è già eccellente?

Da ultimo, il Comune avrebbe invitato ad un incontro il Comitato senza garantire il minimo livello di democratico contradditorio, non ammettendo la partecipazione di tecnici da noi incaricati, ma invitando, dall’altra, tutte le istituzioni sanitarie, scolastiche e comunali.

Non è certamente questo l’inizio di un percorso condiviso – checché se ne dica – ma la mera volontà di imporre, con le dovute maniere, una “decisione politica”, così come l’ha definita il sindaco Faustino Conigli in un incontro pubblico, in spregio al diritto alla salute dei nostri figli e ad una corretta informazione per la cittadinanza, posto che in due giorni il comitato ha ricevuto oltre 300 adesioni, sintomo che la bontà di tale provvedimento non viene condivisa da molti.

Un percorso condiviso potrebbe esserci solo se l’amministrazione decidesse di revocare la delibera n. 33/16 e, solo successivamente ad un equo contraddittorio, trovasse la “strada alternativa” comune; in difetto, il Comitato continuerà a dire NO alla mensa unica.

 

dal Comitato “No mensa unica”

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