Ostra Vetere: predisponiamo la petizione per salvarci dal Comune “fuso”
"Non ci pieghiamo alle mode del momento. Tantomeno alle 'fusioni'"
Cosa c’è di peggio di un motore “fuso”? Quando capita, non basta il meccanico. Spesso bisogna cambiare macchina. E qualche volta anche l’autista. Quando un motore fonde può essere colpa dei difetti della macchina. Ma qualche altra volta la colpa è del “manico”.
Cioè di chi pensa di saperla guidare e invece non è capace e ci porta a sbattere. E’ quello che capita non solo in meccanica, ma anche in politica. Quanti “guidatori” si sono visti, nel recente e remoto passato, che avevano l’ambizione di “guidare” e sono finiti nel fosso? Tanti. E sta capitando anche oggi.
Quando il “padrone” della macchina l’affida a un “ciafèrre” (“chaffer”, in francese che non va più di moda come un tempo, perché adesso non si può più parlare in francese ma si deve parlare in inglese, mentre noi preferiremmo parlare in dialetto “guidatore”, o al massimo in italiano “autista”), spesso capita di finire nel fosso.
O, se va bene, con il motore “fuso”. “Fuso” è una brutta parola: significa che l’attrezzo è inservibile, non funziona più, è da buttare. Invece i nuovi “ciafèrre” elogiano le “fusioni”. Ma guarda te, com’è fatto il mondo. Quello che era brutto ieri, diventa irrimediabilmente bello oggi.
Ci fa venire in mente “le magnifiche sorti e progressive” di quelli che fantasticavano “il bel sol dell’avvenire” e si sono ritrovati a sedere per terra. (Veramente avremmo dovuto usare una parla diversa di “sedere”, ma un residuo scrupolo di buona educazione ci impedisce di usare l’equivalente triviale).
Effettivamente non va più di moda la buona educazione, in un mondo che magnifica il turpiloquio. Il turpiloquio dilaga ormai dovunque: dalla stampa alla televisione, dalla politica alla vita quotidiana. Ma questa non è roba per noi.
Non ci pieghiamo alla moda del momento. Abbiamo ben altri valori rispetto a quelli che sembrano ormai prevalenti. Non ci pieghiamo alla massa. Abbiamo un’altra concezione. Non siamo “intruppati”. Non vogliamo entrare nel gregge. Preferiamo ragionare con la nostra testa, non con quella del “capo” del momento.
Certi “capi” finiscono sempre per far andare a sbattere il muso a chi li segue beoti. Non siamo di quella fatta. E ragioniamo con la nostra testa. Anche se, purtroppo, non va più di moda. “Fuso” è “fuso”, e basta. Quello che è “fuso” non è più sé stesso: è amalgamato in qualcosa d’altro, informe, passivo, indistinto, senza anima, senza storia, senza passato.
E (pensiamo noi) senza futuro. Noi al futuro ci crediamo. E non ci pieghiamo alle mode del momento. Tantomeno alle “fusioni”. Fanno perdere l’identità, le fusioni. Fanno perdere la faccia, le fusioni. Fanno perdere l’anima, le fusioni. Mentre noi siamo noi. Noi con i nostri pregi e, perché no, anche con i nostri difetti. Ma siamo noi. Con il nostro nome e con la nostra faccia. Non siamo massa anonima.
Non siamo e non vogliamo essere “fusi”. Non siamo pecore da gregge. Non abbiamo bisogno di un pastore che viene da fuori a imporci il suo bastone sul groppone. Non vogliamo un sindaco che viene da fuori a comandarci per come vuole lui. Per questo siamo contro le “fusioni”. E stiamo preparando, come promesso, il testo della petizione contro ogni ipotesi di “fusione” del nostro Comune con altri.
Non vogliamo diventare sottomessa frazione altrui. Abbiamo una nostra identità da difendere. Non ci faranno cambiare idea. Non sopporteremo il basto da soma di una imposizione esterna. Per questo abbiamo chiesto a un esperto che ci aiuti a stendere il testo della petizione per dire NO alla “fusione” che Regione a Stato vorrebbero imporci. Diciamo NO al presidente PD della Regione Ceriscioli e NO all’onorevole PD Lodolini.
Il primo che vuole spingerci a colpi di referendum alla “fusione per incorporazione” e il secondo che addirittura vuole la “fusione obbligatoria” sotto “ricatto”. Diciamo NO all’incorporazione del nostro Comune e diciamo NO all’obbligo che vorrebbe imporci il PD. Per questo predisponiamo la petizione per salvarci dal Comune “fuso”.
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