Ritrovate ad Ostra Vetere antiche sepolture all’ortaccio di San Francesco
Appello del Centro di Cultura Popolare a Soprintendenza e Comune perché gli scavi di piazza Battisti proseguano
Clamorose scoperte a Ostra Vetere. Durante i lavori di ripavimentazione di alcune vie del centro storico, la Soprintendenza Archeologica delle Marche ha dovuto far sospendere i lavori a seguito della scoperta di antiche sepolture in piazza Battisti, fino a qualche anno fa nota come ‘piazzetta dei Giardinetti’, ma nell’antichità denominata ‘Ortaccio’.
Si tratta dell’area un tempo occupata dal complesso monumentale di San Francesco al Mercatale che risale al 1240, quando i frati di San Francesco, minacciati dalle scorrerie dei teutonici dell’imperatore Federico II di Svevia, erano stati indotti ad abbandonare il loro precedente insediamento al Cerretano, poco lontano dal paese verso Brancasecca, lungo la strada per Barbara. Alla selva del Cerretano un’antichissima tradizione vuole che sia stato proprio il santo ‘serafico’ a fondare la prima chiesa nel 1215, durante uno dei suoi viaggi nella Marca.
Sta di fatto che dal Cerretano, un quarto di secolo dopo, i frati dovettero abbandonare l’insediamento per rifugiarsi in prossimità del castello di Montenovo, non lontano dall’olmo sacro della tradizione germanica al Mercatale, poco fuori dell’antica porta urbica di Santa Caterina.
Ma quando un secolo dopo il paese, cresciuto, dovette inglobare anche la seconda chiesa di San Francesco, un furioso incendio distrusse il convento e fu necessario ricostruire una terza chiesa intitolata al santo d’Assisi, proprio dove ora è la piazza della Libertà.
Lì i frati sono rimasti per mezzo millennio, nonostante l’occupazione dell’invasore francese Napoleone Bonaparte all’inizio dell’Ottocento. Tornarono i frati intorno al 1820, ma dopo l’Unità d’Italia, nel 1867, vennero nuovamente cacciati dal governo anticlericale piemontese. Ancora un secolo di trasformazioni e poi la demolizione ‘liberale’ di inizio Novecento, che demolì l’antica chiesa francescana per allargare la piazza del Mercatale, intitolata al cosiddetto eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi.
Dopo la seconda guerra mondiale la piazza cambiò di nuovo nome, per diventare piazza della Libertà, fino all’improvvido e distruttivo sfondamento del piano di calpestìo e la distruzione dell’ultima testimonianza del pilastro del “matroneo” o portico delle donne nella seconda campata dell’antica chiesa francescana. Era il 1991, quando gli scavi misero a nudo alcune residue sepolture, malamente e frettolosamente rimosse.
In tutti questi frangenti, un’ala secondaria del complesso conventuale rimase sempre un po’ defilata. Era quella della ‘piazzetta dei Giardinetti‘, un tempo chiamata ‘Ortaccio‘ e ora piazza Battisti. Il nome Ortaccio corrisponde a una sorta di spregiativo conseguente all’uso. Lì, infatti, venivano sepolti, in terra non consacrata, gli omicidi, i suicidi e gli scomunicati che non potevano essere tumulati in chiesa. E proprio quelle antiche sepolture nell’Ortaccio stanno tornando ora alla luce.
Gli scavi hanno riportato alla vista tanti scheletri. Ma singolarmente alcuni mancano di qualche porzione di ossa e molti dei crani, che infatti non appaiono mai nelle foto allegate. Come mai mancano i crani? E come mai è presente anche lo scheletro di un bambino che potrebbe avere non più di un paio d’anni? Certo non poteva essere né un omicida, né un suicida e neppure uno scomunicato. Come mai è sepolto lì? Sono domande a cui è ora necessario dare risposta, proseguendo gli scavi, che potrebbero essere complessi se, come è vero, la seconda chiesa francescana, sita dove ora è la sala del cinema-teatro Alberto Sordi, stava a un livello più basso dell’attuale chiostro di almeno un paio di metri. Poiché le sepolture sono state rinvenute pressoché in superficie, quante altre sepolture potrebbero celarsi sotto quei due metri di dislivello? O forse c’è dell’altro? Non bisogna dimenticare che durante i lavori di un ventennio fa, nell’area del complesso conventuale venne rintracciata anche una protome leonina sbozzata, che testimonia la presenza di un complesso monumentale di rilevante importanza per la storia architettonica del complesso conventuale montenovese.
I ritrovamenti odierni non possono quindi essere sottovalutati ed anzi dovrebbero indurre istituzioni ed enti ad approfondire gli scavi intrapresi. Se non si coglie l’occasione attuale, non si ripresenteranno, né a breve né nel medio termine, altre occasioni per scoprire pagine di storia interessanti e fondamentali per il paese. Anche se la chiusura al traffico della piazzetta dei Giardinetti dovesse procurare qualche disagio alla circolazione, è tuttavia preminente l’interesse ad approfondire gli scavi.
In questo senso il Centro di Cultura Popolare rivolge un caldo appello alla Soprintendenza e al Comune perché niente venga lasciato di intentato per ampliare la storiografia locale che, sull’argomento, può avvalersi dell’interessantissimo 53.mo volume della collana di testi del Centro di Cultura Popolare, redatto nell’ormai lontano 1999 dal compianto presidente Fabrizio Lipani e intitolato “San Francesco al Mercatale di Montenovo“, Ostra Vetere (AN) Centro Cultura Popolare, 1999, pp. 80.
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